mercoledì 6 giugno 2012

IL CATTIVO PENSIERO

IL CATTIVO PENSIERO

L’indifferenza, il pessimismo verso le cose che accadono in questo mondo, uccidono lo sguardo caritevole del cristiano che con tanto amore vi presta la propria attenzione. Il nostro compito non e’ quello di passare da una parte all’altra dello specchio, ma di mandarlo in frantumi, regolando i conti con entrambi.
Che nessuno si senta umiliato, deriso per la sua inattualita’, il suo essere considerato individio fuori circuito, irrecuperabile, pazzo o incontrollabile, dato che la sua stessa esistenza denuncia il compromesso; il sio isolamento costituisce un atto di accusa come l’infame patto contartto da coloro che invece di lottare hanno scelto vigliaccamente di integrarsi, allineandosi alle ragioni del potere.
Noi siamo realmente soli, in un mondo in cui tutti sentono di stare pacificamente assieme. Nel dolore siamo realmente soli perche’ solo chi sofre conosce il peso della propria singolare sofferenza e cio’ lo divide irrimediabilmente da un altro uomo. Il piacere vero passa per questa starda del dolore, perche’ vivere intensamente ci fa desiderare la soppressione della sofferenza per tutto cio’ cui siamo sottoposto.
Vogliamo tutto perche’ ogni cosa, vive e muore con noi, e nessuno appartiene mai a coloro che, pur soffrendo per la nostra perdita, rimangono.
Non si pu’ continuare a vivere in questa societa’ di zombies, e come andare a teatro dove si muore di noia nella convinzione che sia possibile continuare a ritenerlo divertente.
Sara’ il veleno dell’odio installato goccia a goccia nel cuore di ogni uomo cresciuto all’ombra di questa atroce sofferenza a saldare il conto senza intermediari con i suoi carnefici. Sara’ il cattivo pensiero a scatenare la lotta, non certo i buoni sentimenti del volersi bene, del siamo in fondo tutti frateli.
Dove saranno alla resa dei conti i critici critici schierati contro questo non vivere. Probabilmente col gendarme della ragione, col razionale controllare anonimo delle loro inconfessate paure, tutti tesi che qualcosa non sfugga .loro di mano. Il loro fottuto modo di vivere e’ sempre e comunque nascondersi, prendere tempo, vivere l’angoscia nell’attesa che qualcuno prima o poi venga a cercarli, risvegliandoli bruscamente dai loro intorpidi sogni domestici.
Contro l’imbroglio della ragione, ecco levarsi la sragione degli uomini in rivolta.
Le tigri dell’ira insegnano con passione ai propri cuccioli come si ama e si odia nella totalita’, ricercata nell’inferno delle costrizioni presenti.
Nel tutto ed ora danzano aggressivi gli insorti della volonta’ di vivere altro. Nessuna mansuetudine, la selvatichezza riscoperta ci restituirera’ purificata la percezione.
La passione non verra’ piu’ riaddomesticata dai cultori di prescrizione e di norme. Cio’ che e’ bene o male, ognuno se lo stabilisca da se’.
Perche un giorno sia finalmente diverso da un altro, sparate sull’orologio del tempo e cominciate ad inventarvi il gioco, a determinare da soli il vostro tempo, a farne uso che volete, avendo il coraggio che ogni vostra motivazione poggia su voi stessi, proseguire o porvi fine e’ solo affar vostro.
Il piacere non ha prezzo, per questo la sovversione brucia la gratuita’. Le passioni risvegliano i desisderi distruggendo i serragli, i postriboli creati dal potere. La liberta’ e’ una messa in liquidazione totale dei pregiudizi e dei tabu’ che albergano ancora nei nostri cervelli. E’ una chiusura permanente per festa di ogni costrizione, di ogni oppressione o limitazione del proprio modo di essere. Essa si da’ nell’eccesso. Siate dei dissoluti. Fate dire ai credenti: ma allora la rivoluzione e’ una festa pagana, un’orgia di piacere.
Fuorid’ogno compassata retorica, la nostra dignita’ non la misuriamo sulla fiducia altrui, sul giuramento, ma su noi stessi. La nostra individualita’, la nostra irriducibile singolarita’ non la ricerchiamo all’inizio del percorso, ma nel suo durante. Siamo sconosciuti a noi stessi, ma e la vita e cio’ che facciamo e realizziamo a rivelarci cio’ che siamo.
Non prestate mai fede alle nostre maschere ingannevoli di uomini beffardi e malvagi. Il presupposto non si serve poi a molto, meglio riderci sopra. La guerra sociale se ne fotte delle vostre paure e noi dei vostri giudizi: non abbiamo il senso della misura.

@LIENS testo scritto nel 1991

Nessun commento:

Posta un commento