mercoledì 4 luglio 2012

Molaschiana...

Molaschiana...

Prima di esaminare la coscienza altrui, esamina la propria.
Diffondete nelle masse quelle energie rivoluzionarie che toglieste loro con i vostri piagnistei, con i vostri salmi, rendendole bene educate… incapaci alla minima ribellione. Si è scritto e parlato tanto di Anarchismo, sua filosofia e ideale; ideale e azione, azione collettiva e individuale.
 

Tutti, chi più chi meno, hanno esaltato l’atto individuale, inneggiato alla rivolta, alla distruzione con qualsiasi mezzo; hanno scritto pagine d’oro inneggiando all’atto di Angiolillo, Czolzgoz, Caserio e tanti e tanti altri baldi giovani, che son caduti stroncati ma non domi. I compagni più convinti hanno esaltato sino alla follia i Ravachol, i Maunier, i Vaillant e centinaia di altri compagni russi e in ogni dove più s’è fatta sentire la tirannide mercenaria e reazionaria, maggiore e più spietata l’azione individuale si è fatta sentire, ma non mai abbastanza per ripagare, con i medesimi espedienti, le angherie, i soprusi imperdonabili, le sevizie d’ogni genere, sotto pena d’essere mandati al domicilio coatto vita durante, alle Cajenne, o dati in pasto alla «Vedova», oppure in Siberia, o seviziati nella fortezza di Pietro e Paolo. No, Carluccio, non mai abbastanza danza la nostra ballerina, benché abbia danzato bene a Parigi, Milano e New York, e benché in una notte abbia danzato in sette città degli Stati Uniti; benché con le sue gaie e sfolgoranti vesti, mentre danzò nel formicolaio umano, non fece un centesimo di male.

Salve, o cavalieri della morte! Chi di voi non ebbe coscienza? Chi di voi non vide le carceri ripiene di uomini colpevoli soltanto di pensare diversamente dal comune? Randellati, massacrati sotto al Third Degree, chi di voi non vide Andrea Salsedo gettato dal quattordicesimo piano e un esercito di deportati strappati ai loro cari; altri portati in luoghi deserti e picchiati a sangue, e lì abbandonati come cani rognosi in fin di vita? chi non vide l’immane catastrofe mondiale, la terra ricoperta di morti. Ospedali rigurgitanti dei resti della macabra carneficina? chi non vide la pleiade di storpi, ciechi, sordomuti, un mondo di invalidi elemosinando implorando ai passanti il centesimo? chi non vide trucidare i bambini solo perché figli di lavoratori che non volendo sopportare il giogo, indignati si rivoltano alla legge, alla morale? chi non vide tutto il mondo convulso? — Sì, i cavalieri della bella danzatrice dalle vesti sfolgoranti, che nei suoi raggi tutto illumina, travolge e abbatte; tutto videro, tutto raccolsero il pianto dei bimbi senza padre, le maledizioni delle madri che han perduti i loro figli, tutto proprio con l’animo angoscioso sentirono l’urlo dei caduti e la coscienza gridò loro: è ora di ravvedersi e chi sente mi segua al buon proposito.
 

Non quella di Carluccio Molaschi, che, seduto al tavolo, si gode lo spettacolo dei condannati e lapidati, ribadisce che bisogna avere della coscienza umana, come il genitore che difende il figlio birichino in pubblico, ma lo apostrofa a casa in famiglia redarguendolo: «se lo fai un’altra volta, prendo lo staffile; così non si fa».
Povero Carluccio mio, con le altre animucce fate scoprire la madonna e sarete salvi, ma lasciate ai cavalieri della Morte, agli scardinatori, agli indomiti ribelli, a tutti quelli che portano la bella danzatrice dalle vesti sfolgoranti dovunque necessita la loro coscienza in pace, la coscienza di questi eroi oscuri e di rimarginare la ferita della vigliaccheria e poltroneria dei più, indicare agli sciancati, agli sgambati come si deve correre, e l’annunzio al proletariato che l’avanguardia già incalza il nemico.
 

Addio ribelli disinteressati, i cavalieri della Morte vi maledicono; con voi nulla hanno di comune. Il vento avido soffia impetuoso nella sua vela e rapido fila irrequieto e, mentre urla la burrasca e incalza il fragore delle nubi, preparano ed accarezzano il grande evento.
 

Leoni L.

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