venerdì 31 agosto 2012

L’anarchie


L’anarchie (estratti): Capitolo 1 - L'anarchie è l'ordine


Se mi preoccupassi del senso comunemente attribuito a certi termini, dal momento che un errore volgare ha fatto di anarchia il sinonimo di guerra civile, avrei orrore del titolo posto in testa a questa pubblicazione, poiché ho orrore della guerra civile.

Mi onoro e mi lusingo ad un tempo di non aver mai fatto parte di
 un gruppo di cospiratori né di un battaglione rivoluzionario; me ne onoro e me ne vanto, perché questo mi serve per stabilire, da una parte, di essere stato abbastanza onesto da non ingannare il popolo e, dall’altra, di essere stato abbastanza abile da non farmi ingannare dagli ambiziosi. Ho visto passare, non dirò senza emozione, ma perlomeno con grande calma, i fanatici e i ciarlatani, provando pietà per gli uni e disprezzando sovranamente gli altri. E quando, avendo educato il mio entusiasmo a ridestarsi solo nella stringente circospezione di un sillogismo, ho voluto, dopo lotte sanguinose, far la somma del benessere apportatomi da ogni cadavere, ho trovato zero come totale; ora, zero è niente.
Ho orrore del niente; perciò mi fa orrore la guerra civile.
Se ho scritto ANARCHIA sul frontespizio non è, conseguentemente, per lasciare alla parola il significato che le hanno dato, molto a torto, come spiegherò tra poco, le sette governative, ma per restituirle, al contrario, il diritto etimologico concessole dalle democrazie.
L’anarchia è il nulla dei governi. I governi, di cui siamo i pupilli, non hanno naturalmente trovato niente di meglio da fare che crescerci nel timore ed orrore riguardo al principio della loro distruzione. Ma poiché, a sua volta, il governo è il nulla degli individui o del popolo, è ragionevole che il popolo, reso accorto riguardo alle verità essenziali, riporti sul suo proprio niente tutto l’orrore dapprima avvertito per il nulla dei suoi istitutori.
L’anarchia è una vecchia parola, ma questa parola per noi esprime un’idea moderna, o meglio un interesse moderno, perché l’idea è figlia dell’interesse. La storia ha definito anarchico lo stato di un popolo in seno a cui si trovavano diversi governi in competizione, ma una cosa è lo stato di un popolo che, volendo essere governato, manca di governo proprio perché ne ha troppo, e altra cosa lo stato di un popolo che, volendo governarsi da sé, manca di governo proprio perché non ne vuole più. L’anarchia antica è stata effettivamente la guerra civile e questo non perché esprimesse l’assenza, ma piuttosto la pluralità dei governi, la competizione, la lotta delle razze governative.
La nozione moderna della verità sociale assoluta o della democrazia pura ha innescato tutta una serie di conoscenze o d’interessi che rovesciano alla radice i termini dell’equazione tradizionale. Così l’anarchia, che dal punto di vista relativo o monarchico significa guerra civile, non è altro, per la tesi assoluta o democratica, che l’espressione vera dell’ordine sociale.
Infatti:
Chi dice anarchia, dice negazione del governo; 
Chi dice negazione del governo, dice affermazione del popolo;
Chi dice affermazione del popolo, dice libertà individuale; 
Chi dice libertà individuale, dice sovranità di ciascuno;
Chi dice sovranità di ciascuno, dice eguaglianza;
Chi dice eguaglianza, dice solidarietà o fraternità;
Chi dice fraternità, dice ordine sociale;
Dunque chi dice anarchia, dice ordine sociale.
Al contrario:
Chi dice governo, dice negazione del popolo:
Chi dice negazione del popolo, dice affermazione dell’autorità politica;
Chi dice affermazione dell’autorità politica, dice dipendenza individuale;
Chi dice dipendenza individuale, dice supremazia di casta;
Chi dice supremazia di casta, dice disuguaglianza;
Chi dice disuguaglianza, dice antagonismo;
Chi dice antagonismo, dice guerra civile;
Dunque chi dice governo, dice guerra civile.
Non so se quanto ho appena detto sia nuovo o eccentrico, oppure spaventoso. Non lo so e nemmeno mi preoccupo di saperlo.
Ciò che so è che posso mettere liberamente in gioco i miei argomenti contro tutta la prosa del governativismo bianco e rosso passato, presente e futuro. La verità è che, su questo terreno, quello cioè di un uomo libero, estraneo all’ambizione, accanito nel suo lavoro, sdegnoso di comandare, ribelle alla sottomissione, sfido tutti gli argomenti del funzionalismo, tutti i logici dello stipendio e tutti i gazzettieri dell’imposta monarchica o repubblicana, che si chiami progressiva, proporzionale, fondiaria, capitalista, di rendita o di consumo.
Sì, l’anarchia è l’ordine; perché, il governo è la guerra civile. 
Quando il mio intelletto penetra al di là dei miserabili dettagli su cui si basa la polemica quotidiana, scopro che le guerre intestine che, in ogni tempo, hanno decimato l’umanità risalgono a quell’unica causa, vale a dire al rovesciamento o alla conservazione del governo. 
Come tesi politica, scannarsi ha sempre significato consacrarsi alla permanenza o all’instaurazione di un governo. Mostratemi un luogo in cui si assassina in massa e apertamente, vi farò vedere un governo alla testa del carnaio. Se cercate di spiegarvi la guerra civile diversamente che con un governo che vuole arrivare ed un governo che non vuole andarsene, perderete il vostro tempo: non troverete niente.
Il motivo è semplice.
Stabilite un governo. Nell’istante stesso in cui è fondato il governo determina le proprie creature e, di conseguenza, i propri seguaci; e nel momento stesso in cui ha dei partigiani esso ha pure degli avversari. Ed il germe della guerra civile è fecondato da questo solo fatto, perché non potete far sì che il governo, investito di onnipotenza, agisca verso i suoi avversari come rispetto ai seguaci. Non potete far sì che i favori di cui dispone siano ripartiti equamente fra amici e nemici. Non potete evitare che quelli siano vezzeggiati e questi perseguitati. Non potete evitare che, da tale disuguaglianza, sorga presto o tardi un conflitto tra il partito dei privilegiati ed il partito degli oppressi. In altri termini, dato un governo, non potete evitare il favore che fonda il privilegio, che provoca la divisione, che crea l’antagonismo, che determina la guerra civile.
Quindi, il governo è la guerra civile. 
E se basta essere, da un lato, il sostenitore e, dall’altro, l’avversario del governo per determinare un conflitto tra cittadini; se è dimostrato che, al di fuori dell’amore o dell’odio, rivolti al governo, la guerra civile non ha alcuna ragione d’esistere, ciò significa che occorre, per stabilire la pace, che i cittadini rinuncino, da una parte, ad essere seguaci e, dall’altra, ad essere avversari del governo.
Ma smettere d’attaccare o difendere il governo per rendere impossibile la guerra civile non è nient’altro che non tenerne più conto, metterlo tra gli scarti, sopprimerlo al fine di fondare l’ordine sociale.
Ora, se sopprimere il governo è, da un lato, stabilire l’ordine, dall’altro lato, è fondare l’anarchia; perciò, l’ordine e l’anarchia sono in parallelo.
Quindi, l’anarchia è l’ordine.
Prima di passare agli sviluppi successivi, prego il lettore di premunirsi contro la cattiva impressione che su di lui potrebbe fare la forma personale che ho adottato allo scopo di facilitare il ragionamento e affrettare il pensiero. In questa esposizione, IO significa non tanto lo scrivente quanto il lettore o ascoltatore; IO è l’uomo


La ragione collettiva tradizionale è una finzione 
Posta in questi termini, la questione si trova ad avere, al di là del socialismo e del caos inestricabile causatogli dai tanti capiscuola, il merito della chiarezza e della precisione. Io sono anarchico, vale a dire uomo del libero esame, ugonotto politico e sociale, io nego tutto, non affermo che me; perché la sola verità che mi sia dimostrata materialmente e moralmente, con prove sensibili, apprensibili ed intelligibili, l’unica verità vera, sorprendente, non arbitraria e non soggetta ad interpretazione, sono io. Io sono, ecco un fatto positivo; tutto il resto è astratto e cade nel regno dell’X matematico, nell’ignoto: non ho da occuparmene.La società ha tutta la sua ragione d’essere in una vasta combinazione di interessi materiali e privati; l’interesse collettivo o di Stato, in considerazione del quale il dogma, la filosofia e la politica riuniti hanno fino ad oggi reclamato l’abnegazione integrale o parziale degli individui e del loro avere, è una finzione pura, la cui invenzione teocratica ha servito da base alla fortuna di tutti i cleri, da Aronne a Bonaparte. Questo interesse non esiste in quanto legislativamente apprendibile.Non è mai stato vero, non sarà mai vero, non può esser vero che ci sia in terra un interesse superiore al mio, un interesse cui debba il sacrificio, anche parziale, del mio interesse, sulla terra non ci sono che uomini, io sono un uomo, il mio interesse è uguale a quello di chiunque; posso dovere solo ciò che mi è dovuto; non mi si può rendere che in proporzione a quanto io do, ma non devo niente a chi non mi dà niente; dunque, non devo niente alla ragione collettiva, ossia al governo, perché il governo non mi dà niente, e tanto meno può darmi avendo solo quel che mi prende. In ogni caso, il miglior giudice che conosca sull’opportunità dei passi che devo fare e sulla probabilità del loro successo, sono io; non ho, a tal riguardo, nessun consiglio né lezione né, soprattutto, ordine da prendere da nessuno. Questo ragionamento è non soltanto diritto ma anche dovere d’ognuno d’applicarlo o sostenerlo. Ecco il fondamento vero, intuitivo, incontestabile ed indistruttibile del solo interesse umano di cui occorra tener conto: dell’interesse privato, della prerogativa individuale.Voglio con questo negare assolutamente l’interesse collettivo ? No di certo. Solo che, non piacendomi parlare invano, non ne parlo. Dopo aver posto le basi dell’interesse privato, agisco verso l’interesse collettivo come devo agire di fronte alla società una volta introdottovi l’individuo. La società è la conseguenza inevitabile e forzata dell’aggregazione di individui; l’interesse collettivo è, allo stesso titolo, una deduzione provvidenziale e fatale dell’aggregazione di interessi privati. L’interesse collettivo può essere completo solo fintanto che l’interesse privato rimane intero poiché, come si intende per interesse collettivo l’interesse di tutti, basta che, nella società, l’interesse di in solo individuo sia leso perché immediatamente l’interesse collettivo non sia più l’interesse di tutti ed abbia, per conseguenza, smesso d’esistere.E’ così vero che l’interesse collettivo è una deduzione naturale dell’interesse privato nell’ordine fatale delle cose, che la comunità mi prenderà il campo per tracciarvi una strada o mi chiederà la conservazione del bosco per migliorare l’aria solo dandomi un indennizzo. Qui è il mio interesse a governare, è il diritto individuale a pesare sul diritto collettivo; ho lo stesso interesse della comunità ad avere una strada e a respirare l’aria sana, tuttavia abbatterei gli alberi e mi terrei il campo se la comunità non mi indennizzasse, ma poiché è suo interesse indennizzarmi, il mio è di cedere. Così è l’interesse collettivo che risulta dalla natura delle cose. Ve n’è un altro accidentale ed anormale: la guerra, che sfugge alla legge, fa la legge a modo suo; non dobbiamo occuparcene più di quello permanente. Ma quando chiamate interesse collettivo ciò in virtù del quale mi chiudete la fabbrica, mi proibite l’esercizio di un’industria, mi confiscate un giornale o un libro, violate la mia libertà, mi proibite di essere avvocato o medico grazie ai miei studi privati e alla clientela, m’intimate l’ordine di non vendere questo, di non comprare quello; quando infine chiamate interesse collettivo ciò che invocate per impedirmi di guadagnarmi la vita alla luce del sole, nella maniera che preferisco e sotto gli occhi di tutti, io dichiaro di non comprendervi o, meglio, di comprendervi anche troppo.Per salvaguardare l’interesse collettivo, si condanna un uomo che ha guarito un suo simile illegalmente – è male far del bene illegalmente-; col pretesto che non ne ha i gradi, si impedisce ad un uomo di difendere la causa di un cittadino (sovrano) che in lui ha riposto fiducia; si arresta uno scrittore; si rovina uno stampatore; si incarcera un ambulante; si traduce in corte d’assise un uomo che ha lanciato un grido o si è pigliato una scuffia. Che ne ricavo da tutte queste disavventure ? Che ne guadagnate voi ? Corro dai Pirenei alla Mancia e dall’Oceano alle Alpi, e chiedo ad ognuno dei trentasei milioni di Francesi quale profitto abbiano tratto da tante stupide crudeltà esercitate in loro nome su sventurati le cui famiglie gemono, i cui creditori s’inquietano, i cui affari rovinano e che si suicideranno forse per disperazione o diverranno criminali rabbiosi una volta sfuggiti ai rigori che gli si fa subire. E, a questa domanda, nessuno sa ciò che ho voluto dire, ognuno declina la propria responsabilità per quanto avviene; l’infelicità delle vittime non ha fruttato nulla a nessuno: lacrime sono state versate, interessi sono stati lesi in pura perdita. Eh, questa selvaggia mostruosità voi la chiamate interesse collettivo! Affermo, per parte mia, che se questo interesse collettivo non fosse un vergognoso errore, lo chiamerei il più vile dei furti.Ma lasciamo perdere questa furiosa e sanguinosa finzione e diciamo che, poiché il solo modo di curare l’interesse collettivo consiste nel salvaguardare gli interessi privati, resta dimostrato e ampiamente provato che la cosa più importante, in materia sociale ed economica, è di liberare, innanzitutto, l’interesse privato. Dunque ho ragione di dire che la sola verità sociale è la verità naturale, è l’individuo, sono io.



Capitolo 3 - Il dogma individualista è il solo dogma fraterno 
Che non mi si parli di rivelazione, di tradizione, di filosofia cinese, fenicia, egiziana, ebraica, greca, romana, tedesca o francese; al di fuori della mia fede o della mia religione di cui non devo dar conto a nessuno, non so che farmene delle divagazioni degli antenati; non ho antenati ! Per me, la creazione del mondo data dal giorno della mia nascita; per me, la fine del mondo si compirà il giorno che restituirò alla massa elementare l’apparato e il respiro che costituiscono la mia individualità. Sono il primo uomo, sarò l’ultimo. La mia storia è il riassunto completo della storia dell’umanità; non ne conosco, non voglio conoscerne altra. Quando soffro, che bene me ne viene dai piaceri degli altri ? Quando godo io, che ricavano dai miei piaceri coloro che soffrono ? Che m’importa di quel che si è fatto prima di me ? In cosa sono toccato da ciò che si farà dopo di me ? Non devo servire né da olocausto in confronto alle generazioni estinte, né da esempio per la posterità. Mi ritiro nel circolo della mia esistenza, ed il solo problema da risolvere è quello del mio benessere. Non ho che una dottrina, questa dottrina ha una sola formula, questa formula non ha che una parola: GODERE !
Giusto chi lo confessa; impostore chi lo nega.
Questo è un individualismo crudo, un egoismo nativo, non lo nego, lo confesso, lo constato, me ne vanto ! Indicatemi, per interrogarlo, chi potrebbe lagnarsene e rimproverarmi. Vi procura qualche danno il mio egoismo ? Se dite no, non avete niente da obiettare, poiché sono libero in tutto quanto non possa nuocervi. Se dite sì, siete un briccone, perché essendo il mio egoismo solo una semplice appropriazione di me ad opera di me stesso, un appello alla mia identità, un’affermazione come individuo, una protesta contro ogni supremazia, se vi sentite leso dall’atto consistente nella mia propria presa di possesso, dalla conservazione da me operata sulla mia persona, vale a dire dalla meno contestabile delle mie proprietà, voi confessate che io vi appartengo o perlomeno che avete delle mire su di me; siete un proprietario d’uomini affermato o in via di affermazione, un accaparratore, un agognatore dell’altrui bene, un furbetto.
Non c’è via di mezzo: o è l’egoismo ad essere di diritto, oppure c’è furto; o bisogna che io mi appartenga, oppure occorre che io cada in possesso di qualcuno. Non si può dire che rinunci a me stesso a profitto di tutti, poiché dovendo tutti rinunciare come me, nessuno vincerebbe, in questo gioco stupido, nient’altro che il già perduto, e rimarrebbe di conseguenza in pari, vale a dire senza profitto, il che renderebbe tale rinuncia assurda. Dal momento dunque che l’abnegazione di tutti non può essere di vantaggio per tutti, deve necessariamente profittare ad alcuni; questi pochi sono allora i possessori di tutti, e sono probabilmente quelli che si lamenteranno del mio egoismo.
Ebbene, incassino allora i valori che ho sottoscritto in loro onore. 
Ogni uomo è un egoista; chiunque smetta di esserlo è una cosa. Chi pretenda che non bisogna esserlo è un baro.Ah sì, capisco. Il termine non suona bene; l’avete fino ad ora applicato a chi non si contentava del suo proprio bene, a chi attirava a sé il bene altrui; ma queste persone sono nell’ordine umano, siete voi a non esserci. Lamentandovi della loro rapacità, sapete quel che fate ? Constatate la vostra imbecillità. Fin ad oggi avete creduto che ci fossero dei tiranni ! Bene, vi siete ingannati, non ci sono che schiavi: laddove nessuno obbedisce, nessuno comanda.Ascoltate bene: il dogma della rassegnazione, dell’abnegazione, della rinuncia di sé è stato predicato alle popolazioni. Che ne è risultato ?Il papato e la regalità per grazia di Dio, e quindi le caste episcopali e monacali, principesche e nobiliari.Oh ! il popolo si è rassegnato, si è annichilito, da lungo tempo ha rinunciato ha sé stesso.Era un bene ?Che ve ne sembra ?Certo, il maggior piacere che possiate fare ai vescovi un po’ sconcertati, alle assemblee che hanno sostituito i re, ai ministri che hanno rimpiazzato i principi, ai prefetti che hanno dato il cambio ai duchi gran vassalli, ai sottoprefetti che hanno surrogato i baroni piccoli vassalli, e a tutta la sequela dei funzionari subalterni che fanno le veci di cavalieri, vicedomini e nobilucci della feudalità; il più gran piacere, dicevo, che possiate fare a tutta questa nobiltà budgetaria, è di ritornare al più presto al dogma tradizionale della rassegnazione, dell’abnegazione e della rinuncia a voi stessi. Vi troverete un bel po’ di protettori che vi consiglieranno il disprezzo delle ricchezze a rischio di sbarazzarvene; troverete parecchi devoti che, per salvarvi l’anima, vi predicheranno la continenza, salvo trarre dall’imbarazzo le vostre donne, figlie o sorelle. Non ci mancano, grazie a Dio, amici devoti che per noi si dannerebbero se ci decidessimo ad ottenere il cielo seguendo il vecchio cammino della beatitudine, da cui cortesemente si allontanano al fine, senza dubbio, di non sbarrarci il passaggio. Perché tutti questi continuatori dell’antica ipocrisia non si sentono più a loro agio sui trespoli preparati dai predecessori? Perché? Perché l’abnegazione dilegua e l’individualismo cresce; perché l’uomo si scopre abbastanza bello da osar gettare la maschera e mostrarsi com’è. L’abnegazione è schiavitù, avvilimento, abiezione; è il re, è il governo, è la tirannia, è la lotta, è la guerra civile.
L’individualismo, al contrario, è l’affrancamento, la grandezza, la nobiltà; è l’uomo, è il popolo, è la libertà, è la fraternità, è l’ordine. (…) 



Anselme Bellegarrigue

giovedì 30 agosto 2012

Sulla libertà sessuale


Sulla libertà sessuale

Prima di spiegare il nostro concetto di "libertà sessuale", penso che sia necessario definire la libertà stessa. Sappiamo tutti che la libertà non può essere un fine, perché non c'è libertà assoluta; così come non esiste una verità generale, in pratica, ma che esiste una verità particolare, non c'è libertà generale; ci sono solo particolari, le libertà individuali.
Non è possibile sfuggire certe contingenze; non si può essere liberi, per esempio, nel non respirare o digerire... La libertà è solo un'astrazione come la Verità,la purezza, la bontà, l'uguaglianza, ecc E un'astrazione non può essere un fine.

Cessando si essere considerato, da un punto di vista particolare, un'astrazione, la libertà è intesa a diventare una via, un mezzo. E' così che noi chiamiamo la libertà di pensiero, che è a dire il potere, senza ostacoli esterni, per esprimere pensieri in parole o per iscritto, nel modo in cui essi si presentano nella mente. E' dunque l'espressione integrale del pensiero che è l'obiettivo perseguito, e non la libertà.
E' proprio perché ci sono solo libertà particolari che possiamo, partendo dal dominio di astratto, approcciarci su un terreno solido e affermare "i nostri bisogni e i nostri desideri" -molto meglio de "i nostri diritti", espressione astratta e arbitraria- soffocati, straziati o distorti dai vari tipi di autorità.

La vita intellettuale, la vita artistica, la vita economica, la vita sessuale -noi chiediamo per loro la libertà di manifestarsi liberamente, come individui, in vista della libertà degli individui, a parte le concezioni legaliste e dei pregiudizi dell'ordine religioso o civile. Chiediamo per loro, grandi spazi dove far scorrere l'attività umana, a correre senza ostacoli- senza le serrature di "moralismo" o le dighe del "tradizionalismo" preoccupante o dal fango dei moralisti o tradizionalisti. Tutto sommato, meglio la libertà, con i propri errori impetuosi, le proprie scosse nervose, le proprie impulsive "mancanza di prospettiva" che le autorità, facciate immobili, cancelli congelati prima che essi appassiscano e muoiono. Tra la vita all'aria aperta e la vita in cantina, scegliamo la vita all'aria aperta.

* * *

Quando noi chiamiamo libertà sessuale, cosa intendiamo?
Chè noi vogliamo la "libertà di stupro" o depravazione?
Chè noi vogliamo l'annientamento del sentimento nella vita affettiva, la scomparsa dell'attaccamento, della tenerezza e dell'affetto?
Chè noi glorifichiamo una promiscuità senza pensiero o di soddisfazione sessuale animalesca in qualsiasi momento e luogo?
Niente di tutto questo.
Nel chiamare la libertà sessuale, noi intendiamo semplicemente una domanda in cui vi sia la possibilità per ogni individuo di disporre, come vogliono e in tutte le circostanze della loro vita sessuale, secondo le qualifiche di temperamento, sentimento e ragione che sono loro peculiari.
Così noi non chiediamo la libertà di "stupro". Attenzione! La loro vita sessuale non implica la vita sessuale di un altro. Né esigiamo una libertà della vita sessuale che precede qualsiasi educazione sessuale. Al contrario, crediamo che, gradualmente, nel periodo precedente alla pubertà, l'essere umano non debba essere lasciato all'oscuro di nulla che riguarda la vita sessuale -che è, l'inevitabile attrazione dei sessi- visto che questa vita sessuale è considerata comprendente di un punto di vista sentimentale,emotivo o fisiologico. Noi crediamo che le menti avanzate devono prendere a cuore nel raccomandare e diffondere l'educazione, senza farsi scappare l'occasione nell'impegnarsi in ciò; pensiamo che quello che abbiamo indicato, non solo l'essere umano deve sapere cosa sono le gioie -sentimentali, emotive e fisiche- della vita sessuale, ma anche quello che porta alla responsabilità [di tali atti]. Entrambi i sessi devono essere portati a capire, ad esempio, che spetta alla donna scegliere l'ora del concepimento. E nessuno dei due sessi dovrebbe essere ignorante nei mezzi di contraccezione. Seguendo il mio pensiero alle sue logiche conclusioni, io direi che in una società che non ha reso possibile il pensiero femminile nel rifiutare o evitare una gravidanza indesiderata, tali pensieri sarebbero perfettamente giustificati nel lasciare la loro progenie alla cura della collettività.
Noi non separiamo la "libertà della vita sessuale" dall' "educazione sessuale".

* * *

Contrariamente ai pregiudizi di ordine religioso o civile, noi trattiamo la questione sessuale come questione intellettuale, come tutte le questioni sollevate dalle attività umane. Proprio come le esperienze della vita, considerato nel suo complesso, ci sembra necessario quindi fare esperienze in quella fase particolare della vita che è la vita sessuale e sembra indispensabile. Noi dichiariamo che è un' "assurdità" per un ragazzo o una ragazza di sedici anni essere vincolati per tutta la vita nel matrimonio e che non vi è nulla di strano se a quell'età si mantengano dei rapporti sessuali con un altro, del tipo emotivo o fisico.
Inoltre, la vita sessuale dai 15 ai 20 anni di età si differenzia dalla vita sessuale di chi ha 35 anni oppure un'età superiore ai 35. La vita sessuale è così complicata che l'esistenza di esperienze [più] simultane della vita sessuale è facilmente comprensibile, poiché in ogni esperienza, a volte è il lato affettivo o sentimentale che domina, a volte il lato emotivo o sensuale, e talvolta è il lato della pura soddisfazione fisica. Da esperienza per esperienza, i gradi di morale, di sensazioni emotive o voluttuose, variano in modo così strano che possiamo concludere che nessuna esperienza è simile a quella che l'ha preceduta o perseguito in modo simile.
Noi normalmente non perseguiamo esperienze identiche.
Non escludiamo l'intensità, la voluttà, il piacere sensuale dalle esperienze [passate]; abbiamo messo sullo stesso piano l'intensità del piacere intellettuale (artistico, letterario, ecc), il piacere morale, il piacere economico. Consideriamo moralisti irrisori, moralmente mutilati, quelli che pongono tali esperienze come un qualcosa di inferiore [e/o di errore imperdonabile]. Nessuna delle esperienze di vita sono inferiori, ad eccezione di quelli causati dalla paura della vita e dallo squilibrio della volontà. Ora, la normale voluttà -se tale sia il godimento di uno splendido paesaggio o un esperienza sensuale vissuta intensamente- genera, al contrario, l'amore della vita e l'esercizio della volontà.

* * *

Così "la libertà della vita sessuale" non è sinonimo di "dissolutezza", altrimenti noto come "perdita di equilibrio morale." La libertà sessuale è un'ordine esclusivamente individuale.

Essa presuppone una formazione della volontà che permetta a ciascuno di essi di determinare da soli il punto in cui cesseranno di essere padroni delle loro passioni e inclinazioni, e l'educazione è forse molto più istintiva di quanto appaia a prima vista. Come tutte le libertà, quella della vita sessuale comporta uno sforzo non di astinenza -(infatti, l'astensione dalle esperienze della vita è un segno di insufficienza morale, come la depravazione è un segno di debolezza morale) ma di giudizio, di discernimento, e classificazione. In altre parole, non è tanto una questione di quantità o il numero di esperimenti come la qualità dello sperimentatore. Per concludere, la libertà della vita sessuale rimane unita, nella nostra mente, con una formazione preparatoria sessuale e una potenza di determinazione individuale.
La libertà della vita sessuale in tutte le circostanze, è naturalmente dentro o fuori dall'unione...
Se è vero che le esperienze sessuali sono diverse tra loro, come possono esistere la gelosia morbosa nell'amore?
Come può un individuo, soggetto o oggetto di un'esperienza passata, ragionevolmente lamentarsi della mancanza di requisiti necessari che fanno uno dei loro compagni soggetto o oggetto di un'altra esperienza? L'esperienza sentimentale è una cosa, quella sensuale un'altra, e la scelta di un procreatore ancora un altro. Potrebbe essere che l'essere che una donna sceglie come procreatore non sarebbe quello per cui lo sente come il più affettuoso e che ella cerca in esso una certa qualità fisica che lo differenzi dagli altri. Potrebbe essere quello ragionevolmente geloso di un altro? ...

* * *

Siamo giunti alla fine. Sostituendo i fenomeni emotivi tra le esperienze della vita ordinaria, non abbiamo affatto voluto sminuire l'importanza del fattore dell' "amore" nell'esistenza umana. Noi pensiamo che l'esperienza può essere vissuta seriamente, profondamente, intensamente, ma che risparmieremo molte disillusioni e sofferenze, se una serie di fatti della vita, invece di essere considerati come definitivi, vengano viste come temporanee, modificabili, rivedibili, essenzialmente variabili. Questo è accettato dal punto di vista scientifico, dal punto di vista intellettuale, da tutti i punti di vista; non possiamo comprendere come sarebbe altrimenti dal punto di vista sentimentale, emotivo o sessuale. Non è abbastanza per noi che questa idea venga adottata ipocritamente e praticata clandestinamente. Chiediamo la ricerca e la pratica della libertà sessuale alla luce del giorno stesso, come per quelle altre libertà, convinto che al suo sviluppo ed evoluzione sono legati non solo l'aumento della felicità individuale e collettiva, ma anche in gran parte alla scomparsa del presente stato di cose.
Inoltre, noi non ci dichiariamo più a favore di unicità o pluralità in amore innamorati tanto quanto noi andiamo contro questa frase; e potrebbe benissimo essere che in una data coppia, vi sia pluralità rispetto all'unicità. E potrebbe essere che dopo qualche tempo, l'unicità appaia preferibile alla pluralità e viceversa. Queste sono domande individuali. Quello che noi chiediamo è di smetterla nel qualificare le esperienze come molte o poche, visto che sono come un qualcosa di semplice e unico. Chiediamo anche che vengano istruiti gli individui su queste cose e che il padre, la madre, o il partner non traggano profitto dalla loro situazione privilegiata -ovvero la fiducia- per tenere nascosti a loro codesti argomenti. E grazie all'educazione, determinano la loro vita sessuale come la intendono, variano le proprie esperienze o la loro esperienza: in una parola procedono secondo la "loro volontà"

Emile Armand

sabato 25 agosto 2012

L’Omosessualità, l’Onanismo e gli Individualisti


Emile Armand 


 L’Omosessualità, l’Onanismo e gli Individualisti [L’Homosexualité, l’Onanisme et les Individualistes].

Traduzione di Paolo Lambertini


La fine del XIX e l’inizio del XX secolo hanno visto nascere una nuova rivendicazione: quella della libertà di praticare e di esprimere le “anomalie sessuali”, fra le quali occorre annoverare l’OMOSESSUALITA O URANISMO, altrimenti detta inversione se
ssuale Il termine omosessuale è stato impiegato per la prima volta da un medico tedesco che conosciamo sotto lo pseudonimo di Kertbeny. La parola greca HOMO, da cui ha origine il suo significato, vuol dire “stesso”, “simile”, e designa le relazioni intime che possono esistere fra individui dello stesso sesso, sia che si tratti di uomini o di donne, mentre la parola pederastia, come sodomia, è più specificatamente riservata alle relazioni sessuali fra uomini. Uno dei più eminenti collaboratori dell’Humanité Nouvelle, il celebre pensatore Edward Carpenter, trovava il termine “omosessualità” improprio e avrebbe voluto rimpiazzarlo con quello di omogenia. Talvolta vengono anche usate le parole unisessualità e unisessuale.
Quanto al termine uranista, che deriva da Uranus e traduce il tedesco Urnung, è stato creato, prendendolo in prestito da Platone, da Carl Heinrich Urlichs, assessore dell’Hannover, che, fin dal 1825, si era consacrato alla difesa dell’amore omosessuale. Ulrichs vedeva nell'Urnung un tipo particolare di individuo, in opposizione al Dionung (da Dione, madre di Afrodite), l’innamorato normale, eterosessuale, (dal greco heteros, altro).
Ragionando in termini di pura libertà, è evidente che non si può rifiutare ad un individuo il diritto di disporre del proprio corpo come vuole. Altrimenti, e ciò vale per l’omosessualità come per la masturbazione o la prostituzione, ci troviamo ad un passo dall’arbitrio e dall’incongruenza. Perché tollerare la prostituzione femminile e non quella maschile, perché autorizzare o proteggere la propaganda in favore della prostituzione femminile e proibire quella in favore della prostituzione maschile? Vi è qui un'illogicità flagrante che si comprende solo se ci si ricorda che i nostri costumi e la nostra legislazione sono regolati dalla concezione giudaico-cristiana dell’esistenza. Il fuoco celeste non ha forse distrutto le città maledette di Sodoma e Gomorra?
O la pratica dell’anomalia sessuale dipende dalla natura e dalla coscienza individuale o è un crimine. Se è un crimine è necessario spiegarne le ragioni.
L’uomo che riflette non si accontenta di parole come “contrario alla morale”, “ignobile”, “infame”, ma vuole sapere che cosa ci sia di delittuoso nel compiere un atto, qualunque esso sia, che non è accompagnato né da dolo, né da violenza. L’affermazione “ è perché è male” non corrisponde a nulla di scientifico né di logico per uno spirito votato alla libera riflessione e privo di pregiudizi.
Se “l’anomalia sessuale” dipende dalla natura e dalla coscienza individuale, le si conceda allora tutta la libertà di pratica e d’espressione. Se è una malattia, la si curi, dopo averci dimostrato che può essere guarita. Troppi uomini e donne omosessuali hanno mostrato una salute normale o un’intelligenza superiore alla media (ricordiamo filosofi, strateghi, uomini di Stato, artisti, poeti, letterati come Saffo, Sofocle, Socrate, Alcibiade, Platone, Pindaro, Fidia, Epaminonda, Virgilio, Alessandro, Giulio Cesare, Augusto, Michelangelo, Sodoma il pittore, lo scultore belga Jérôme Duquesnoy, Giulio II, il gran Condé, il principe Eugenio, Platen, Winckelmann, Kirkegaard, Hans Andersen, Walt Whitman, Renée Vivien, Paul Verlaine, Oscar Wilde, Adelsward-Fersen, Jean Lorrain, Marcel Proust, l’attore Max, l’industriale Krupp, ecc.) perché si possa parlare nei loro confronti di un decadimento della produzione cerebrale o di un’alterazione delle funzioni organiche.
Il fatto che esistano degli animali unisessuali, anche allo stato libero (fra i cervidi, i canidi, gli ovipari, i gallinacei, i palmipedi, i colombi, fra certi imenotteri e coleotteri) dovrebbe far riflettere due volte quelli che parlano di malattia. Osservandoli, risulta infatti che le funzioni relazionali e di nutrizione, ecc.., sono regolari.
Su quarantanove casi d’omosessualità umana studiati molto accuratamente dal sessuologo Havelock Ellis, trentuno godevano di buona, se non eccellente, salute; quattro o cinque casi mostravano dei segni evidenti di una cattiva salute, cosa che rientra nella norma.
Tenendo conto di tutte queste considerazioni e di molte altre, Havelock Hellis ha potuto affermare che l’anormale sessuale non era un malato (né l’anomalia sessuale una malattia), che si trattava molto semplicemente di un individuo appartenente alla specie umana e che la parola degenerazione, che appartiene al linguaggio giornalistico, non aveva alcun valore scientifico. Ugualmente, nelle sue ultime opere, il famoso psichiatra Krafft-Ebing, che ha analizzato centinaia e centinaia di casi, ha riconosciuto che l’anomalia sessuale non è né una malattia né una degenerazione fisica. Ch. Feré ha paragonato l’inversione congenita al daltonismo (per esempio, l’insensibilità ai raggi verde-rosso); Kurella considera l’invertito una forma di transizione tra l’uomo o la donna completi e il vero ermafrodita; Albert Moll, altro celebre sessuologo, ha riconosciuto che non era possibile provare che gli invertiti fossero dei nevrotici. Mettendosi da un altro punto di vista, completamente diverso da quello scientifico, Goethe aveva già scritto, riguardo all’omosessualità: “Essa è nella natura, sebbene sia contro natura”.
Il Dr. Gregorio Maranon afferma chiaramente: “L’invertito non è più responsabile della sua anomalia di quanto non lo sia un diabetico della sua glicosuria”. (L’Evolution de la sexualité et les états intersexuels). A priori, è logico ammettere che l’uomo che si sente attratto da un altro uomo sia sottomesso ad una influenza erotica di tipo femminile, e che una donna dalla tendenza omosessuale sia influenzata da un eccesso di virilità (idem).
Un dettaglio curioso è il fatto che, in genere, la dentatura dei maschi omosessuali è più piccola di quella degli uomini normali, ma più grande di quella delle donne. (Dr.Doblowsky, secondo The British Dental Journal). L’omosessualità si manifesterebbe dunque fin dalla giovane età 1.
Da tutto ciò, risulta che gli anormali sessuali sono soprattutto vittime dell’ostilità sociale, essendo la maggioranza normale ancora troppo ignorante per comprendere che l’anomalia sessuale, nella maggior parte dei casi d’inversione vera, è un fenomeno congenito (e non acquisito).
Dalle osservazioni storiche risulta che l’inversione sessuale è stata conosciuta in ogni epoca. Gli Egizi attribuivano l’omosessualità ai loro dei Horus e Thot. Secondo il dotto Aristotele, per esempio, essa avrebbe dovuto essere ufficialmente incoraggiata per porre rimedio alla sovrappopolazione nell’antica Creta.
D’altronde, sembra che l’opinione pubblica sia passata attraverso tre stadi. Nel primo, l’omosessualità è permessa o proibita, come un problema legato alla popolazione. Nel secondo, la questione si trasferisce sul terreno religioso, e diventa un sacrilegio (cristianesimo). Nel terzo, è solo un Affare di gusto, di estetica: non piace alla grande maggioranza e piace a una piccola minoranza. “Non vedo - scrive Havelock Ellis - come si possa criticare questa attitudine estetica. Essa non deve cadere sotto i colpi della legge, dal momento che la legge non può fondarsi sul disgusto che possiamo provare per un atto… Le opinioni estetiche, come quelle politiche, sono al di fuori della legge. Un atto non è criminale perché è disgustoso… E’su questa confusione che si basa la legislazione sull’omosessualità, e tutto questo mostra, inoltre, che anche l’opinione pubblica deve dissociare queste questioni”. Se “modificare l’istinto di un invertito, è gettarlo nella perversione” (Ch. Féré), l’intervento legale non risolve assolutamente nulla. Parliamo solo per ricordarle, delle suggestioni di Schrank-Notzing che voleva affidare alla prostituzione femminile delle case chiuse la guarigione degli invertiti!2
In un periodo relativamente recente, l’omosessualità "era un vizio vergognoso e ripugnante, da prendere con le molle, da affrontare con ogni sorta di precauzioni; oggi è un fenomeno psicologico e medico-legale di una tale importanza sociale che dobbiamo esaminarlo con franchezza e apertamente” (Havelock Ellis). “Fra le personalità etiche o religiose ed in generale fra gli individui dotati di un forte istinto morale, esiste una tendenza verso le forme superiori del sentimento omosessuale” (idem). Il filosofo del Pragmatismo, William James, ha perfino espresso l’opinione che la maggior parte degli uomini possedessero il germe potenziale dell’inversione sessuale.
Persino il grande pubblico ha finito con l’interessarsi al problema. I cinquemila esemplari della prima edizione del Corydon di André Gide, non sono forse andati a ruba con una innegabile rapidità?



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La legge comunque interviene in due modi differenti, a seconda del paese.
Nei paesi detti “di cultura latina”, ci si conforma, in genere, al Codice Napoleonico che non interviene nei casi d’inversione sessuale, a meno che non vi sia l'aggravante dell'oltraggio al pubblico pudore, della violenza o della mancanza di consenso, qualunque sia il grado dell’atto consumato, o se una delle parti è un minore o incapace di dare il suo consenso. È il diritto comune. Questo punto di vista del Codice Napoleonico, dovuto all’anziano Direttore Cambacérès, è adottato in Belgio, Spagna, Francia, Olanda, Italia3, Portogallo, nelle colonie e nell’America ispano-portoghese.
In Germania, nei paesi anglo-sassoni e in Russia (prima della rivoluzione) l’inversione in quanto tale è considerata un crimine.
In Inghilterra ogni coito anale con una donna, con un uomo o un animale è passibile di lavori forzati a vita, o, come minino, di due anni di "hard labour". Il Criminal Law Amendment Actn del 1885 punisce ugualmente ogni atto di volgare indecenza fra uomini, anche se commesso in privato, con una pena non superiore ai due anni, con o senza lavori forzati. Sembra che vi sia stato un giudice inglese che abbia rimpianto che questo Act non comportasse la pena di morte! Gli Stati Uniti seguono l’Inghilterra e la pena può giungere fino ai venti anni di prigione.
In Germania esiste il famoso paragrafo 175 del Codice Penale che prima si applicava solo “all’atto” simile al coito anale; lo si è peggiorato aggiungendoci l’addizione dei “movimenti” simili, addizione ovviamente molto arbitraria.
In Russia, la legge zarista, in seguito addolcita, infliggeva all’omosessuale la privazione dei diritti politici e l’esilio in Siberia 4.
Esaminiamo qual'è stato l’effetto della repressione legale. Essa non ha avuto alcuna influenza sulla “diffusione” dell’inversione sessuale, neppure nei paesi anglo-sassoni; essa ha semplicemente rovinato per sempre dei disgraziati incapaci di reagire contro il soggiorno in prigione e l’ambiente dei penitenziari (un esempio sorprendente è quello di Oscar Wilde). In Germania, i partigiani della “amicizia maschile” hanno reagito con vigore; hanno i loro giornali - Der Eigene, il cui editore, Adolf Brand, è un uomo dalle idee molto liberali, Die Freundschaft, ecc..- le loro associazioni, i loro club. Quanto al paragrafo 175, naturalmente è servito di pretesto per molti ricatti e, con l'apparenza di salvaguardare la morale, ha favorito la truffa. La sua abolizione è stata reclamata, e lo è ancora, da personalità eminenti (fra le quali il grande socialista Bebel).
A Parigi è stata pubblicata, per un po’di tempo, una rivista sull’amicizia maschile, Inversions, continuata sotto il titolo di L’Amitié, soppressa in seguito ad un intervento parlamentare e ad un’azione giudiziaria, la cui chiusura avrebbe potuto sollevare maggiori proteste. Ci è parso che i fondatori di questa rivista, che per il suo prezzo elevato escludeva il grande pubblico, non abbiano reagito con le stessa energia dei loro compagni d’oltre Reno.
Bisogna anche dire che alcuni invertiti sessuali – e ve ne sono troppi – esagerano, affermando in maniera elogiativa che l’amore omosessuale è superiore al normale amore eterosessuale, come vediamo in alcune produzioni letterarie 5. Ci stato inviato, non molto tempo fa, un piccolo romanzo tedesco, intitolato Die Lebensgeschichte eines einfachen Mannes (Storia della vita di un uomo semplice), pieno di idee generose, perfino rivoluzionarie, ma dove l’esaltazione delle virtù delle unioni omosessuali appare veramente esagerata. Questo indispone anche i più favorevoli all’uranismo. Citerò qui un poema di Edward Carpenter, di cui si è parlato sopra, filosofo ma anche sociologo anarcoide, discepolo di Walt Whitman, e che non è stato mai sospettato di essere lui stesso un invertito. Questo poema intitolato: “Oh figlio di Urano” tratto da Vers l’Affranchissement (traduzione di M.Senard), Parigi 1914, è una vera glorificazione del “terzo sesso”: 
“Oh figlio di Urano che erri e passi attraverso le epoche, Essere oscuro, sempre lo stesso fin dai tempi più lontani del mondo, Figura strana e tenera, piena di grazia e di pietà, Respinta tuttavia, proscritta dagli umani.
La tua anima di Femmina si incarna in un corpo di Uomo La tua anima così dolce, graziosa, fiera e completa in se; ( Adamo, forse, era così prima che Eva fosse estratta da lui?)
Dell’uomo tu hai la forza che agisce e la fierezza che soffre senza dire una parola, Come la donna tu sei sensibile fino alle ultime fibre del tuo essere; Misterioso, due volte nato, due mondi ti sono aperti, Iniziato al mistero del loro sapere segreto, Tu susciti l’amore dell’uomo e quello della donna.
Ti vedo mentre discendi il corso dei Secoli,
Le donne, davanti a te, rompono i loro vasi d’alabastro, ungono e baciano i tuoi piedi e benedicono il seno che ti genererà, Mentre sul tuo petto, le labbra unite, con te Riposa il tuo giovane compagno.
Signore dell’amore che regna su questo mondo che cambia sempre, Che supera tutti gli amori parziali, che è uno e completo, l’amore-madre e l’amore-sesso confusi, Io ti vedo mentre cammini solitario attraverso i secoli.
Attraverso il mondo degli uomini, Mentre salvi, liberi, attiri tutti gli esseri verso di te, Tuttavia proscritto, calunniato, mostrato a dito, dalla folla ignorante, Incompreso, crocifisso.
Figlio diletto del cielo, pellegrino doloroso nell’arido deserto delle civiltà, Vicino è il giorno in cui, da questa notte dei tempi, Il tuo viso sorgerà, circondato di gloria “.



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E’ solo dopo il 1870 che l’inversione sessuale è stata studiata in maniera scientifica e razionale. Possiamo attribuire a quattro cause l’esistenza dell’omosessualità.
1) Ereditata o congenita (gli invertiti-nati). Nel “ Progres Médical” del 10 gennaio 1925, il Dr. St-Paul, il più eminente degli esperti francesi che si sono occupati del problema, ha definito l’inversione (quella vera) il prodotto di una struttura o di condizioni anteriori alla nascita. Secondo la statistica compilata da Hirschfeld (riguardo la Germania), vi sarebbe l’1,5% di omosessuali puri, il 3,9% di bisessuali, mentre il resto degli esseri umani sarebbe composto da individui normali. Secondo Havelock Ellis vi sarebbe, in Inghilterra, il 5% di invertiti, la maggior parte diffusi fra le classi liberali e istruite. Non crediamo che queste statistiche (né altre) siano conclusive 6.
2) La razza. Nelle sue Arabian Nights, Richard Burton aveva fissato la sua famosa “Zona Sotadica” che comprendeva il mezzogiorno della Francia, la Spagna, l’Italia, la Grecia, le coste mediterranee dell’Africa, l’Asia anteriore fino al Kashmir, al Turkestan, al Gange, poi il Giappone, la Cina, l’Oceania e il Nuovo Mondo dove, prima dell’arrivo degli Europei, la pederastia era una pratica corrente. Richard Burton pretendeva che all’interno di questa zona l’inversione sessuale fosse considerata come un peccato di poco conto, mentre al di fuori di essa costituisse un reato. Tutto questo corrisponde all’incirca alla situazione della legislazione in materia d’omosessualità, ma non si fonda su nessuna base scientifica, dal momento che gli anglosassoni e gli slavi forniscono un contingente importante all’omosessualità.
3) La suggestione7.Non siamo molto informati sul ruolo svolto dalla suggestione sull’omosessualità. Sui quaranta casi studiati da Havelock Ellis, tredici indicherebbero che un avvenimento o un ambiente particolare abbia deviato, durante l’infanzia, l’istinto sessuale verso l’omosessualità; e, ancora, in almeno uno o due casi, vi era una predisposizione molto marcata.
4°) La privazione della normale soddisfazione dei bisogni sessuali. Bouchard, nelle sue “Confessions” (1861); Sainte Claire Deville, nella sua relazione su “L’Internat et son influence sur l’éducation de la jeunesse”; Balzac, nella “ Dernière incarnation de Vautrin”; Dostoïewski, nei suoi “Souvenirs de la Maison des Morts”; A.Hamon nella “Psycholgie du Militaire professionel”; Lucien Descaves, in “Sous-Offs”; G. Darie, in “Biribi”, ci hanno descritto magistralmente la maniera in cui la promiscuità maschile, nei convitti, nelle caserme, nei luoghi di prigionia e deportazione, ecc, favorisse, sviluppasse, accentuasse la tendenza omosessuale. Nelle sue Prison Memoirs of an Anarchist, il rivoluzionario Alexander Berkman racconta nella seguente maniera la nascita, in prigione, di un amore unisessuale, che disgraziatamente non ignora affatto l’esclusivismo e la gelosia che rovinano gli amori eterosessuali volgari: “Un giorno, mentre attraversavo l’atrio, notai un giovane adolescente che si trovava da poco nel penitenziario. Le sue guance rosse, la sua fisionomia dolce e le sue fresche labbra mi ricordarono una ragazza che frequentavo prima di sposarmi. In seguito mi sorpresi frequentemente a pensare a lui. Non mi ispirava alcun desiderio, salvo quello di fare la sua conoscenza e di fare la sua amicizia. Entrai dunque in relazione con lui, e quando seppe che ero medico, venne spesso a consultarmi per un mal di stomaco di cui soffriva. Il dottore della prigione insisteva a prescrivere al povero ragazzo sali e droghe… Ebbene, Alex, riesco appena a crederlo, ma mi ero talmente affezionato a questo ragazzo che mi sentivo infelice, quando passava un giorno senza che lo vedessi.
Rischiavo di tutto pur di raggiungerlo.
Ero allora un “ausiliare” e lui svolgeva una funzione subalterna in una galleria superiore del carcere.
Avevamo spesso l’occasione di incontrarci. Lo interessai alla lettura, gli davo dei consigli su quello che doveva leggere, dal momento che non sapeva come passare il tempo che gli restava libero. Aveva un bel carattere, questo giovane, era intelligente e dotato di uno spirito molto vivace.
All’inizio, provavo per lui solo una preferenza, ma questo sentimento aumentò talmente che mi era impossibile pensare ad un essere femminile. Non fraintendetemi, Alex, non cercavo quello che viene chiamato, in questi ambienti, “una donna”; vi giuro che gli altri ragazzi non mi attiravano in nessun modo, ma questo adolescente – si chiamava Floyd – mi era diventato così caro da regalargli tutto ciò che potevo procurarmi. Avevo un buon sorvegliante che mi portava dei frutti e altri dolciumi; sarei morto di fame piuttosto che non portarli a Floyd. Vi ricordate dei miei sei giorni passati in cella? Ebbene, fu a causa di questo ragazzo: aveva infranto non so quale regolamento e feci cadere la colpa su di me. E l’ultima volta – mi hanno messo ai ferri per nove giorni – avevo colpito un uomo se l’era presa con Floyd che, piccolo di statura com'era, era incapace di difendersi.
Allora non me ne rendevo conto, ma ora capisco che ero, molto semplicemente, innamorato di questo ragazzino; ferocemente, selvaggiamente innamorato. Questo avvenne del tutto gradualmente. Per due anni lo amai, senza che intervenisse il minimo retro pensiero sessuale; fu l’affetto più puro della mia vita. Mi assorbiva completamente e gli avrei sacrificato la mia esistenza se fosse stato necessario. Gradatamente, si manifestarono tutte le espressioni d’amore in uso fra sessi opposti. Mi ricordo del suo primo bacio: era un mattino, di buon ora, gli altri ausiliari erano fuori ed ero corso fino alla sua cella per dargli dei dolciumi. Egli passò le due mani fra le sbarre, mi attirò a se e premette le sue labbra contro le mie. Vi assicuro, Alex, che non avevo provato in vita mia una sensazione così deliziosa. Sono passati cinque anni, ma ogni volta che ci penso, il mio intero essere trasale.
Quella carezza giunse spontaneamente, non l’aspettavo; i nostri occhi si incontrarono, sembrava che ci attirasse una calamita. Mi disse di provare per me un grande affetto. È da allora ci innamorammo. Giunsi a trascurare il mio lavoro e a rischiare grosso per cogliere l’occasione di tenerlo tra le mie braccia e baciarlo.
Sono stato estremamente geloso, per quanto senza motivo. Sono passato attraverso tutte le fasi di un amore appassionato. Con la differenza, tuttavia, che sentivo ritornare l’antico disgusto al pensiero di un contatto sessuale reale. Non arrivai affatto fino a quel punto, mi sarebbe sembrato di profanare sia Floyd che il mio affetto. In seguito, questa sensazione svanì e desiderai avere con lui dei rapporti sessuali. Mi disse di amarmi abbastanza da fare questo per me, sebbene non lo avesse mai fatto prima. Era in effetti il suo primo soggiorno in prigione. Malgrado tutto, non potei decidermi: amavo troppo quel ragazzino. Forse tutto questo vi farà sorridere, Alex, ma si trattava di amore, di amore vero.
Quando Floyd fu trasferito inaspettatamente in un'altra ala del penitenziario, se avessi potuto ancora stringere la sua mano o baciarlo, mi sarei considerato l’uomo più felice del mondo. Tutto ciò vi fa sorridere?
– osservò, interrompendosi bruscamente con una punta di ansia nella voce. – No, George, non vi prendo affatto in giro. Vi ringrazio della vostra confidenza. Confesso di aver provato un tempo lo stesso orrore e lo stesso disgusto per queste cose che voi stesso avete detto di provare, ma ora ho un’opinione del tutto differente.
- Sono felice di sentirvi dire questo. Spesso mi sono sentito sconvolto, mi sono domandato se si trattava di vizio o di qualcos'altro. Ma non potevo confidarmi con nessuno, dal momento che tutti qui prendono le cose in un senso vile e volgare. Sapevo tuttavia, nel mio intimo, che si trattava di una emozione sincera e pura.
- Ebbene, George, a mio avviso, è un sentimento molto puro. Puro quanto l’amore che si prova per una donna. Avevo qui un amico di nome Russel; forse ve ne ricordate. Non provavo alcuna passione fisica per lui, ma credo di averlo amato per quanto mi fosse possibile. La sua morte fu per me uno choc terribile.
Rischiò di rendermi pazzo.
Silenziosamente, Georges mi tese la mano".
Partendo dal fatto che l'oggetto erotico di numerosi omosessuali non è precisamente l'uomo, in quanto prototipo virile, ma piuttosto l'efebo, l'adolescente, prima della sua completa definizione sessuale, è stato possibile affermare che, nella maggior parte dei casi, la sessualità degli invertiti maschi assomiglia più alla sessualità infantile che a quella femminile. È vero che nella psicologia e nei caratteri generali dell'invertito, troviamo frequentemente molto puerilismo. Sappiamo quanto C. Spiess abbia attinto dall'adolescente come oggetto della libido omosessuale per creare la sua dottrina.



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Il maschio normale mostra spesso un’ostilità feroce nei confronti dell'omosessualità maschile, mentre si mostra molto più indulgente nei confronti delle donne omosessuali (lesbiche, saffiche, tribadi) che la lingua hindi designa con cinque parole diverse. Dal momento che si tratta del "bel" sesso, è portato a considerare questa anomalia come un peccatuccio. Occorre far notare che l'omosessualità femminile, rispetto alla maschile, non è stata studiata con altrettanta cura e dettagli; la documentazione è lontana dall'essere così vasta e gli specialisti ottengono una confessione più facilmente da un uomo che da una donna. Esistono probabilmente molte più donne che "convivono" che uomini; le consuetudini lo tollerano più facilmente.
Possiamo attribuire l'omosessualità femminile, a parte la tendenza viriloide, a due cause principali: 

1) "La diffusione delle zone erogene nel corpo femminile, che rendono la donna così sensibile alle carezze, così
come la lentezza del suo orgasmo, sono dei fattori singolarmente sensibili al lesbismo"; 

2) L'estrema precarietà o l'assenza dell'istinto materno ( questo richiede un supplemento di prove).
Fra le opere che l'omosessualità maschile e femminile hanno ispirato citiamo: La Religiuese, di Diderot; Mademoiselle de Maupin, di Théophile Gautier; Parallèlement, di Paul Verlaine; Les Chansons de Bilitis, di Pierre Louys; Sébastien Roch, d'Octave Mirabeau; La Confusion des sentiments, di Stephan Zweig; Platoniquement, d'Axerios; Escal Vigor, di Georges Eckhoud; l'Enfant Blond, di Henry Marx; Lucien, di Binet- Valmer; Le responsabile, di Lang; Sodome et Gomorrhe, di Marcel Proust; Les Petits Messieurs, di Francis de Miomandre; Jésus la Caille, di Francis Carco; Les Adolescents, di Jean Rodes; Les Adolescents Passionnés, d'Albert Nortal; Le Vice Mortel, di Jules Hoche; La Fille Manquée, di Han Ryner; La Nouvelle Sodome, d'Edmond Fazi; La Debauche, di Birabeau; Ce qu'on ne doit, dramma di Schepper-Becker; Narkissos le nouveau Werther, romanzo di Otto Kieffer; Semiramis, romanzo di Peter Hill (tutti e tre in tedesco); Nero and Sporus, dramma in inglese; L'Ange de Sodome, romanzo spagnolo di Hernandez Cata.
E tanti altri, compresi quelli di André Gide.
L'atteggiamento degli anarchici individualisti nei confronti dell'omosessualità è privo di pregiudizi, di partiti presi; esso concilia il punto di vista scientifico con il più assoluto rispetto della libertà individuale. Nel numero 15 di l'En dehors (nuova serie), il filosofo e romanziere individualista Han Ryner ha dichiarato che le cause delle perversioni sessuali gli apparivano "molteplici, complesse, intricate". "Gli ostacoli alla soddisfazione sessuale normale sono numerosi - aggiunge - ma la piena libertà diminuirà queste fantasie meno di quanto si creda. Non trovo d'altronde nulla di colpevole in queste ricercatezze, se tutti i partecipanti sono nell'età della ragione e se nessuno è stato costretto". Un altro filosofo individualista, l'esteta Gérard de Lacaze -
Duthiers, come risposta ad un’inchiesta sulla sessualità, ha scritto: " Sono contro tutti i tabù sessuali. Sono a favore di ogni liberazione. Non mi spaventa nessuna unione di ordine sentimentale o erotico, poiché ritengo che ogni individuo ha il diritto di disporre del proprio corpo come più gli piace e di abbandonarsi a certe esperienze".
Tutto sommato, logici e conseguenti, gli anarchici individualisti negano che tocchi alla legge e all'autorità intervenire. I casi d'inversione congenita riguardano gli omosessuali stessi; coloro che sono veramente dei malati, se ciò viene provato, rientrano nel campo della patologia e per nulla in quello delle sanzioni disciplinari. Riconoscono agli omosessuali il diritto di associarsi, di pubblicare giornali, riviste e libri per esporre e difendere i loro casi e per accogliere gli uranisti che non sanno di esserlo.



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Ci sentiremmo in colpa se non citassimo le seguenti annotazioni fatte dal celebre medico olandese Dr. J. Rutgers sul coito anale, nel suo Traité sur la vie sexuelle (traduzione inglese del Dr. Norman Haire): "E' un costume ripugnante per noi, ma lo si teneva in gran conto nell'antichità, ed è ancora considerato degno di onore in numerose parti del mondo. Secondo la concezione che vigeva in Oriente, può darsi che questo atto fosse considerato - animisticamente parlando - come qualcosa che dava origine alla forza d'animo, senza contare che spesso è stato considerato un simbolo della massima unione amorosa, la massima espressione della passione. Inoltre, in numerosi casi, è solo una ossessione che nasce sporadicamente, la cui origine risale alla nostra infanzia, quando eravamo dei testimoni attoniti e inconsapevoli degli accoppiamenti degli animali.
Non generalizziamo. Per quanto concerne le donne omosessuali che costituiscono probabilmente la maggioranza degli omosessuali, queste teorie non sono applicabili. E l'esperienza dei maschi omosessuali ci mostra che questo modus vivendi non offre, dopotutto, tutti quei vantaggi che pretende di avere.
Non esiste un organo fisico o un metodo che possa essere impiegato come stimolante, di cui, a un dato momento, non ci serviamo. Anche negli eterosessuali, i rapporti anali non sono sconosciuti, anche se a titolo preventivo; non possiamo dunque considerarli come caratteristici dell'omosessualità.
Federico il Grande affermava che ciascuno doveva essere felice a modo suo. Se i rapporti vaginali, considerati i più decorosi non solo perché sono una fonte di piacere, ma anche perché sono indispensabili alla fecondazione, manterranno sempre la loro posizione privilegiata, ciò non vuol dire che, nel caso fossero impraticabili, non si otterrà lo stesso godimento con altri mezzi, inoffensivi, a condizione che lo stimolante erotico sia abbastanza forte. L'essenziale, nella funzione sessuale, è il contatto. Poco importa quale dei poli del corpo sia attirato verso l'altro. L'estasi fisica non dipende da dettagli così insignificanti".






II
Sappiamo che la parola ONANISMO ha la sua origine in un passo di uno dei libri sacri cristiani (Genesi, XXXVIII, 8-10) in cui si parla di un certo Onan "che gettava il suo seme per terra quando si accostava alla moglie di suo fratello, con lo scopo di non dare una discendenza al fratello". Si sa ugualmente che fra gli antichi Ebrei la consuetudine voleva che la vedova andasse in sposa al cognato e che il primogenito, nato dal loro rapporto, prendesse il cognome del defunto. Per una ragione che ignoriamo, Onan si ribellò contro questa regola e "siccome ciò che faceva dispiacque all'Eterno", Egli lo fece morire. Sebbene risalga a questo versetto tutto l'obbrobrio di cui l'onanismo è stato oggetto nel mondo influenzato dal cristianesimo, non vi è nessuna rassomiglianza fra l'onanismo in quanto l'auto-soddisfazione sessuale e l'atto rimproverato a Onan, che rientra nel campo del coito interrotto.
Oggi, si intende per "onanismo" ogni soddisfazione sessuale che ci procuriamo da noi stessi, sia coscientemente che incoscientemente. Si impiega come sinonimo inesatto il termine "masturbazione" (da due parole latine: manus, mano e struprare, eiaculare). Ci si serve anche del termine "piacere solitario". Il polacco Dr. Kurkiewicz aveva proposto la parola "ipsation" dal latino ipse, se stesso). In genere, tutti i procedimenti impiegati per procurasi dei godimenti sessuali con l'aiuto della mano o di un oggetto qualsiasi sono inglobati sotto il termine di "auto-erotismo", che va dai voluttuosi sogni diurni all'auto-manipolazione sessuale.
L'auto-erotismo non è specifico dell'uomo: i cervi, i montoni, le scimmie, gli elefanti stessi si masturbano.
Come per l'inversione sessuale, l'opinione pubblica ha modificato il suo giudizio nel corso dei secoli. I Greci vi davano poca importanza; Diogene il cinico ricevette persino le congratulazioni del filosofo Crisippo (secondo Plutarco) per essersi masturbato in pieno mercato. L'etica cristiana si oppose alla masturbazione, come a tutti gli altri atti sessuali, cosa che ebbe come risultato di aumentarla considerevolmente. D'altronde la casistica teologica è abbastanza accomodante e alcuni teologi cattolici, come il gesuita Gury, hanno permesso alle donne sposate di masturbarsi. L'opinione moderna è quella di Rémy de Gourmont, che scrive "dopo tutto, l'onanismo fa parte dei gesti naturali. Una conclusione differente sarebbe più gradevole, ma migliaia di individui protesterebbero su tutti gli oceani e sotto i canneti di tutti i fiumi" e dello sessuologo italiano Venturi che ha dimostrato che "l'apparizione della masturbazione all'epoca della pubertà è un momento nello sviluppo della funzionalità dell'organo che è lo strumento necessario della sessualità".
Il punto di vista dei popoli nordici, influenzati dal puritanesimo protestante è certamente meno generoso.
Tuttavia, i fenomeni autoerotici sono ineluttabili, dato l'artificiosità innaturale della nostra vita e, come ricorda
Havelock Ellis, appena si incomincia ad impedire all'impulso sessuale di esprimersi liberamente, i fenomeni autoerotici si manifestano forzatamente da ogni parte. La cosa più saggia dunque, conclude l'eminente sessuologo inglese, è riconoscere l'ineluttabilità di questi fenomeni a causa della perpetua costrizione della vita civilizzata.
Le Progrès Médical del 10 gennaio 1925, conteneva uno studio molto notevole di Raymond Hamet sulla masturbazione, dal quale risultava che, malgrado l'opinione corrente, "l'onanismo non ha le terribili conseguenze che gli si attribuiscono comunemente" (Camus). Dal punto di vita degli effetti sull'apparato urogenitale "è assolutamente simile a quello del coito" (Orlowski). "La masturbazione è infinitamente meno pericolosa del coito interrotto". "Il trauma nervoso è più intenso durante il rapporto con una donna" (W. Erb).
"La fatica muscolare è molto maggiore nel coito che nella masturbazione" (Hammond). "Anche l'eccessiva masturbazione praticata all'avvicinarsi della pubertà non ha, in genere, alcuna influenza sullo sviluppo degli organi genitali". In breve, conclude l'autore di questo articolo estremamente documentato "se questa perversione è spiacevole dal punto di vista sociale, non sembra procurare alcun inconveniente sull'individuo".
Tutto ciò non è nuovo. Galeno aveva già detto che Diogene, masturbandosi, evitava gli inconvenienti della ritenzione seminale. "Goethe, Gogol e numerosi altri uomini di genio avevano praticato la masturbazione" e "l'esperienza di tutti i giorni dimostra che degli individui di notevole intelligenza hanno fatto, nella loro giovinezza, un uso spesso smodato di questa abitudine considerata così pericolosa". "Lo splendore intellettuale dispiegato da quella celebre vittima della masturbazione che fu Rousseau sarebbe assolutamente paradossale se si prestasse fede alle descrizioni che alcuni autori hanno dato dell'ebetudine mentale e della stupidità che derivano da questo vizio". (G. F. Lydston).
Tutte le prevenzioni mediche contro la masturbazione provengono da un libro intitolato "Onania", apparso, all'inizio in latino, nel 1760 e dovuto al Dr. Simon André Tissot, di Losanna, e poi tradotto in inglese da un ciarlatano di nome Bekkers con l'aggiunta or the hainous sin of self pollution ovvero "l'odioso peccato dell'auto-polluzione". Questa traduzione è stata ripudiata da Tissot come inesatta. Comunque sia, questo libro attribuiva all'onanismo delle terribili conseguenze: indebolimento dell'intelligenza, perdita della memoria, oscuramento della percezione, stato demenziale, perdita della forza fisica, interruzione della crescita, dolori fisici, apparizione di tumori, di eruzioni veneree, impotenza riproduttiva, alterazione dello sperma, disturbo delle funzioni intestinali. Questo Bekkers proponeva una droga che doveva guarire coloro che l'avessero comprata da tutti i mali da cui erano minacciati,. Per un intero secolo, numerosi autori si sono limitati a copiare servilmente l'adattamento di Bekkers. Fu solo nel 1872, con Christian, che ci si mise a riesaminare la questione nel suo insieme.
Nel 1929 le edizioni "Universitas" di Berlino hanno pubblicato un opera intitolata Onanie, weder Laster noch Krankheit - "L'onanismo, né vizio né malattia" - il cui autore, un medico di Berlino molto documentato, il Dr. Max Hodann, esamina il problema dell'autoerotismo liberandolo dai pregiudizi d'ordine religioso e medico, citando in epigrafe del suo volume questa frase del Dr. Wilhelm Steckel, tratta dalla sua opera su L'Onanisme et L'Homosexualité: "Tutti i misfatti attribuiti all'Onanismo esistono solo nella fantasia dei medici!
Tutti i torti che gli vengono imputati sono dei prodotti artificiali della Medicina e della Morale dominanti che, da duemila anni, conducono una battaglia accanita contro la sessualità e tutte le gioie della vita".
Negare la sessualità e i desideri sessuali del bambino dopo Freud, Hirschfeld, Havelock Ellis, Madame de Randenborgh, Friedung, Pfister, ecc., è impossibile. E l'autoerotismo fornisce uno sfogo a questi desideri. Il Dr Felix Kanitz, di Vienna, ha interrogato cinquanta bambini dai dieci anni in su, che seguivano un corso di educazione, sui particolari della loro vita sessuale. Quarantadue hanno risposto che si abbandonavano alla masturbazione; per quanto concerne i ragazzi e gli adulti, Mairowsky ammette che l'88% si dedicano all'autoerotismo, Julien Markuse, il 93%, Dueck il 90%, Oscar Berger, nel 1876, scriveva che ogni adulto, senza eccezione, ha praticato l'autoerotismo. Steckel afferma che tutti gli esseri umani praticano l'onanismo.
Questa regola non ammette nessuna eccezione, dal momento che esiste, come ciascuno sa, un onanismo incosciente. Secondo Max Hodann, fino a 20 anni, il numero degli onanisti maschili supera quello delle femmine; dopo i 20 anni, è questa ultima categoria che prevale. Questo deriva in parte dalle delusioni provate dalla donna nel matrimonio o dal suo astenersi dai rapporti sessuali, sia per conformarsi alla morale corrente, sia per ragioni economiche. Sempre secondo Max Hodann, i danni attribuiti alla masturbazione sono causati sia dall'astinenza sessuale, sia da una psicosi la cui origine risiede nella condanna da cui essa è stata colpita da parte di medici irriflessivi e laici senza coscienza, come per esempio gli animatori della Croce Bianca o altre leghe per la purezza, dove si considera la masturbazione un peccato; secondo il medico berlinese, invece, " l'onanismo in quanto fenomeno è naturale é senza pericoli". La pratica presenta pericoli solo se il cervello, ossessionato dal pensiero che tutto ciò è un male e una tara, crea uno stato di ansia, al quale non può sfuggire chi, spinto dalla natura verso certi gesti, li compie immaginandosi che sono riprovevoli. Questa ossessione è curabile se, facendo tabula rasa dei libri, trattati, sermoni, raccomandazioni di uomini ostili ai dati della moderna psicologia, facciamo constatare che l'onanismo non ha nulla a che vedere con la morale, che non è né un vizio né una malattia, che è il destino di tutti gli uomini e che solo L'ABUSO è da evitare e da rifuggire, come in tutti i piaceri sessuali (di qualsiasi tipo).
Che i preti e i legislatori condannino le "anomalie" sessuali, lo si capisce, ma che dei medici, degli psichiatri, degli uomini di scienza, confermino questa condanna, è davvero sorprendente. Nello studio del dottore o dello psichiatra, nel laboratorio del fisiologo, non vi è spazio per la fede o per la morale. Per la verità, troppi uomini di scienza, nei loro giudizi o nei loro scritti, sono influenzati dall’educazione religiosa ricevuta in gioventù, dal timore di perdere la clientela che paga - la clientela benpensante - o dalla situazione ufficiale o ufficiosa che occupano. Anche se sono certi che tale pratica non presenta alcun pericolo, si guarderanno bene dall'ammetterlo o dal riconoscerlo pubblicamente: l'apprensione di essere discreditati li fa partecipare al coro degli ignoranti o degli interessati. Bisogna aggiungere che, da parte loro, sono davvero ridicoli, quelli che usano il pessario o la baudruche e che stigmatizzano come anti naturali certi mezzi per procurarsi il piacere!
Che i moralisti denominino "impuri", "perversi", "abominevoli", o altrimenti, le manifestazioni sessuali che non rientrano nel loro criterio di ciò che è permesso o proibito, questo è convenzione o dogma. Noi ci porremmo dunque da un altro punto di vista per discernere se tale ricerca della voluttà sia morale o meno.
Considereremo la questione secondo la nostra propria concezione della vita - come individualisti, "a modo nostro". Esamineremo se tale o talaltra pratica privi chi la compie del suo autocontrollo, o intacchi la sua personalità. In altre parole, l'essenziale per noi è che, una volta provato il godimento e raggiunto il piacere, l'individuo si ritrovi nel pieno possesso della sua individualità. Importa poco allora come il piacere viene generato o creato, purché vi sia stato piacere - mutuo piacere, piacere isolato o associato, piacere ottenuto senza costrizione o inganno, piacere sottomesso alla volontà di colui o di coloro che lo ricercano, lo realizzano, lo raffinano, lo complicano persino.
Se i mezzi di godimento denunciati come viziosi, esecrabili, non conformisti, fuori dalla natura, non sminuiscono colui o coloro che se ne servono o ne approfittano, sono NORMALI: altrimenti sono anormali.
Questo non ha niente a che vedere con il grado di ripugnanza o di orrore che possono ispirare a dei cervelli che pensano o ragionano sotto l'influenza dell'educazione religiosa o laica, che credono al peccato originale o quello civico. L'individuo normale è per noi colui che per vivere, da solo o insieme ad altri, per vivere la propria vita, l'intera sua vita, sia abbastanza se stesso da considerare come inutile la morale imposta dagli agenti della Chiesa o dagli impiegati dello Stato. 
                                                                                                                                                   E. Armand.

1 Ecco alcuni piccoli segni d’omosessualità: nella donna, scheletro robusto come quello maschile; nell’uomo, gracilità femminile o vicina al tipo androgino. Disposizione femminea del sistema pilifero nel 75% degli uomini, disposizione viriloide nel 42,5% delle donne. La voce, nell’uomo, è frequentemente una voce tenorile, nella donna, presenta una tonalità grave. La pelle dell’omosessuale maschio è generalmente delicata, essa è di solito più calda di quella degli uomini normali (Hirschfeld). Paul d’Egine aveva notato che lo sviluppo delle mammelle nell’uomo era molto frequente nei Greci, popolo dove “l’omosessualità maschile superò tutto quanto si era visto fino ad allora”. Infine, le maniere, i gesti e gli atteggiamenti, soprattutto quelli delle mani, sono così tipici che bastano in molti casi a rivelare l’anomalia (Maranon).
2 Il trapianto di un testicolo normale in un eunuco privo di libidine ha prodotto in lui un impulso sessuale invertito (Bauer). L’innesto di un testicolo di scimmia in un omosessuale tipico ha avuto solo il risultato di aumentare la sua libido nella direzione omosessuale (Ferrero). Si sono ottenuti dei risultati contrari, ma soggetti a tante critiche e riserve! (Maranon).
3 Sotto il regime fascista, l’Italia si è separata dal modo di vedere comune ai paesi latini e ammette, a partire dal 1927, il reato di omosessualità.
4 Il codice sovietico non punisce l’omosessualità.
5 Segnaliamo di sfuggita il rapporto tra “l’omosessualità” e “l’esibizionismo” (come in tutte le anomalie sessuali). Isaia III,9, rimarca già che “quelli di Sodoma” predicano il loro peccato e non lo nascondono.
6 Il Dr. G. Maranon non ammette la classica divisione degli omosessuali in congeniti e acquisiti. “Per me – scrive – sono tutti, allo stesso tempo, congeniti e acquisiti”.
7 Si potrebbe far rientrare la timidità sessuale in questo capitolo; la si considera come un fattore importante
d’omosessualità.

venerdì 24 agosto 2012

Variazioni sulla Voluttà.



Variazioni sulla Voluttà.

So che il piacere sensuale è un argomento di cui la gente non ama né parlare né scrivere. Può essere uno shock trattare tale argomento. O uno scherzo di pessimo gusto. Avete nelle vostre librerie, libri che abbracciano quasi tutti i campi del sapere. Possedete dizionari e enciclopedie. Magari avete centinaia di volumi su un lavoro manuale specializzato. Senza parlare dei libri di politica e sociologia. Ma non c’è sui vostri scaffali una singola opera dedicata al piacere sensuale.

Ci sono alcune riviste che si occupano di numismatica, filatelica, araldica,pesca o bocce. La tendenza meno poetica e artistica ha il suo organo. La più piccola cappella di un ismo ha il suo bollettino. Abbondano le novelle sull’amore. E troviamo opuscoli e libri che si occupano di amore libero e igiene sessuale. Ma nemmeno un periodico dedicato all’amore sensuale considerato come uno degli sforzi del vivere,come felicità, come stimolo nella lotta per l’esistenza.
Esistono studi che parlano di tecnica della pittura, della scultura, della lavorazione del legno, pietra, e dei metalli. Ma cerco invano documenti e articoli che considerino il piacere sensuale come un’arte, che mostrino le sue raffinatezze antiche, che propongano quelle nuove. Non è che il piacere ti lascia indifferente, ma è solo clandestinamente, nelle ombre, dietro le porte chiuse che tu parli o discuti di esso. Come se la natura non fosse veramente voluttuosa. Come se il calore del sole e il profumo dei prati non invitasse al piacere sensuale.
Non ignoro, certamente, i motivi per il vostro comportamento. E conosco la sua origine. Il veleno cristiano scorre nelle vostre vene. Il virus cristiano vi ha infettato cerebralmente. Il Regno del vostro Maestro non è di questo mondo. E voi siete i suoi sudditi. Si, si voi socialisti rivoluzionari, anarchici che vi ingoiate centinaia di colonne di stime di demolizione o costruzione sociale, ma queste 200 righe di appello alla voluttuosa esperienza vi “ ossessionano” per meglio dire vi scandalizzano!
Oh Schiavi!
Émile Armand

Note: Questo piccolo articolo di Emile Armand apparve con il saggio “On Sexual Liberty”