giovedì 6 settembre 2012

CONTRO LA SOCIETÀ DI MASSA



CONTRO LA SOCIETÀ DI MASSA



Molte persone desiderano un'esistenza libera dalla coercizione dell'autorità, in cui ognuno sia libero di determinare la propria vita scegliendo sulla base dei propri bisogni, valori e desideri personali. Affinché tale libertà sia possibile, nessun individuo può estendere la propria sfera di controllo sulle vite altrui senza il loro consenso. Molti fra quelli che contes
tano l'oppressione nel mondo moderno si sforzano di realizzare la loro idea di "società libera" tentando solo di riformare le istituzioni più potenti e coercitive dei nostri giorni, oppure di sostituirle con governi a "democrazia diretta", municipalità controllate dalla comunità, federazioni industriali di proprietà dei lavoratori eccetera. Quelli che danno la precedenza ai valori di autonomia personale e di esistenza selvaggia e priva di controllo, hanno tutte le ragioni di opporsi e rifiutare qualsiasi organizzazione e società su vasta scala, perché esse necessitano imperialismo, schiavitù e gerarchia, quali che siano gli scopi per cui verrebbero progettate. 
Gli esseri umani sono naturalmente socievoli, ma selettivi quando si tratta di associarsi con qualcuno. Per amicizia e mutuo soccorso, le persone sviluppano relazioni naturali con quelli con cui condividono delle affinità. Tuttavia, solo in tempi recenti le persone si sono organizzate in gruppi molto numerosi composti da estranei che hanno ben poco in comune gli uni con gli altri.
Nel 99% della storia dell'umanità, gli esseri umani hanno vissuto in piccoli gruppi egualitari di famiglie allargate, traendo il loro sostentamento direttamente dalla terra. È risaputo che queste bande dedite alla raccolta e queste comunità nomadi che hanno praticato l'orticoltura, nel passato e nel presente hanno goduto, e godono, di molto "tempo libero" e hanno avuto raramente bisogno di più di 3/4 ore giornaliere per soddisfare le loro necessità di sussistenza.
La fame e la guerra erano molto rare in queste società. Inoltre nelle comunità su piccola scala la salute fisica, la qualità dei denti e la durata della vita sono marcatamente più alte rispetto alla società prima agricola e poi industriale. I capi sono temporanei e non possiedono altro potere oltre la loro abilità di persuasione. Mentre è vero che la caccia/raccolta e la coltivazione taglia e brucia alterano gli ambienti locali e sono talvolta distruttive, nel tempo rappresentano adattamenti ecologicamente stabili. La raccolta è servita all'umanità per tre milioni di anni mentre l'orticoltura è stata usata in Amazzonia per quasi 9.000 anni. Le culture su piccola scala che ancora oggi rimangono, in genere preferiscono il loro modo di vivere tradizionale e molte di loro oggi attuano un'impressionante resistenza politica alle corporazioni e ai governi che vogliono assimilarli con la forza per sfruttare la loro terra e manodopera. Le persone raramente aderiscono alle organizzazioni di massa senza esservi costrette, dato che portano a un declino della libertà e della salute.
Il sorgere della civilizzazione è stato reso possibile dalla produzione forzata di massa. Quando certe società hanno iniziato a rendere prioritaria la produttività agricola in quanto valore massimo, a questo proposito hanno iniziato a sottomettere con la forza tutte le forme di vita che si trovavano nel raggio d'azione delle loro città. Le comunità che volevano continuare a raccogliere o coltivare la terra per il proprio sostentamento sono state massacrate o fatte schiave senza pietà, e gli ecosistemi in cui vivevano convertiti in coltivazioni per nutrire la città. Le persone incaricate a tempo pieno della produzione di cibo vegetale e animale vivevano nelle campagne vicine mentre i pubblici ufficiali, i mercanti, gli ingegneri, il personale militare, i servi e i detenuti abitavano nelle città. Il compito di creare un surplus di cibo per nutrire una crescente classe di specialisti ha provocato la necessità di aumentare la produzione alimentare, e nel contempo il bisogno di una maggiore quantità di terra sia per l'agricoltura sia per l'estrazione di materiale da costruzione e carburante. Gli esseri umani sono stati ridotti in schiavitù per il beneficio delle istituzioni della loro cultura produttivista, come presupposto per continuare a sopravvivere, e la vita non umana è stata addomesticata oppure eliminata per garantire il compimento dei progetti umani. Per occupare la terra si dovevano pagare di continuo tributi in natura o in tasse (e più di recente sotto forma di rendite e ipoteche), fino a richiedere a ciascuno di dare gran parte del proprio tempo e delle proprie energie in un impiego lavorativo politicamente accettato. Dovendo soddisfare le richieste dei proprietari terrieri e dei datori di lavoro in cambio di spazi personali e merci, diventa impossibile vivere attraverso la caccia o la coltivazione di sussistenza. Benché le comunità su piccola scala possano resistere o evitare l'intrusione di forze militari o commerciali, chi fallisce sarà assimilato. Di conseguenza dimenticheranno presto le proprie pratiche culturali e la loro sopravvivenza dipenderà dai loro oppressori.
Il capitalismo è l'attuale manifestazione dominante della civilizzazione. L'economia capitalista è controllata soprattutto da corporazioni riconosciute dallo Stato: queste organizzazioni sono di proprietà di azionisti che sono liberi di prendere decisioni commerciali senza essere personalmente responsabili per le conseguenze. Legalmente le corporazioni godono dello stesso status degli individui, quindi una parte lesa può attaccare in tribunale solo le risorse della compagnia e non i possedimenti e le proprietà del singolo azionista. Gli impiegati delle corporazioni sono obbligati per legge a creare profitto prima di ogni altro criterio (come la sostenibilità ecologica, la sicurezza dei lavoratori, la salute pubblica, ecc.) e se fanno altrimenti possono essere licenziati, citati per danni o perseguitati. Il capitalismo, come forma di civilizzazione tecnologicamente avanzata, è invadente e utilizza territori sempre più ampi, provocando l'ulteriore diminuzione dello spazio disponibile al vivente per poter fiorire
liberamente. Come la civilizzazione, il capitalismo riduce in servitù la vita umana se non la considera utile, se ne sbarazza se la considera inutile. Per soddisfare le necessità basilari sotto il capitalismo molte persone spendono la maggior parte delle loro giornate (dalle 8 alle 12 ore) in un lavoro senza senso, monotono, irregimentato, e spesso dannoso per la psiche e il fisico.
Anche gli industriali privilegiati tendono a lavorare molto e intensamente, ma con il fine tipico di rispondere alle pressioni sociali o per soddisfare il bisogno di maggiori merci e servizi. A causa della monotonia, dell'alienazione e dell'impotenza che caratterizzano la normale esperienza quotidiana, la nostra cultura esibisce alte percentuali di depressione, malattia mentale, suicidio, dipendenza della droga e relazioni malfunzionanti e abusive, insieme a numerosi modi di esistenza surrogata (attraverso la TV, i film, la pornografia, i videogiochi).
La civilizzazione, non il capitalismo di per sé, è stata la genesi dell'autoritarismo, dell'asservimento forzato e dell'isolamento sociale. Quindi un attacco al capitalismo che come obiettivo tralasci la civilizzazione non potrà mai abolire la coercizione istituzionalizzata che alimenta la società. Mirare a un'industria collettivizzata con lo scopo di renderla democratica significa il mancato riconoscimento del fatto che ogni organizzazione su vasta scala adotta una direzione e una forma indipendente dalle intenzioni dei suoi membri. Se un'associazione è troppo grande cosicché i membri non possano relazionarsi faccia a faccia, per raggiungere gli obiettivi dell'organizzazione diventa necessario delegare le responsabilità decisionali a dei rappresentanti o specialisti. Anche se i delegati sono eletti di comune accordo o con il voto della maggioranza, i membri del gruppo non possono controllare ogni azione dei delegati se la l'organizzazione non è piccola a sufficienza in modo che ognuno possa monitorare chiunque altro. I capi delegati o specialisti non possono assumersi la responsabilità degli ordini né possono essere ripresi per comportamenti irresponsabili o coercitivi, se non mantenuti sotto frequente controllo da parte di un settore ampio e rappresentativo del gruppo. Questo è indispensabile in un'economia basata su di una divisione del lavoro altamente stratificata dove l'individuo non ha la visione dell'insieme e ancor meno dell'azione degli altri. Inoltre, ai delegati eletti viene assegnato più tempo e risorse per preparare e presentare le ragioni dei loro obiettivi, facilitando in tal modo l'assunzione di ulteriore potere tramite l'inganno e la manipolazione. Anche se il gruppo nel suo insieme determina tutte le politiche e le procedure (di per sé impossibile se sono richieste delle conoscenze specialistiche) e i delegati non hanno il compito di attuarle, agiranno sempre indipendentemente se non saranno d'accordo con le decisioni e se possono confidare nel fatto di evitare qualsiasi punizione se le ignoreranno. Se praticata su vasta scala la democrazia è necessariamente rappresentativa e non diretta - incapace di creare organizzazione senza gerarchia e controllo.
Dato che le organizzazioni di massa devono incrementare la produzione per mantenere la loro esistenza ed espandersi, cercano di espandere il loro raggio d'influenza con l'imperialismo. 
Dato che le città e le industrie dipendono dall'esterno, mirano a impadronirsi delle aree circostanti per uso agricolo e industriale, rendendole inospitali sia per l'ecosistema sia per le comunità umane autosufficienti. Quest'area si espanderà in relazione e in funzione di ogni aumento della popolazione o di specializzazione del lavoro che la città sperimenterà. Si potrebbe argomentare che la produzione industriale potrebbe essere mantenuta a un certo livello o addirittura verrebbe abbassata, lasciando qualche spazio di coesistenza per gli ecosistemi e i non industrializzati. Per prima cosa, questa proposta fa nascere il problema di come mai i confini li debba determinare la civiltà e non le vittime della sua predazione. 
Secondo, non esistono esempi storici di economie di produzione che non si espandono, soprattutto a causa del fatto che una volta esaurite le risorse disponibili si devono espandere.
La complessità strutturale e la gerarchia della civilizzazione devono essere rifiutate insieme all'imperialismo politico ed ecologico che si propaga in giro per il mondo. Istituzioni gerarchiche, espansione territoriale e meccanizzazione della vita sono indispensabili affinché possano realizzarsi l'amministrazione e il processo di produzione di massa. Solo le piccole comunità autosufficienti possono convivere con gli altri esseri, umani o no, senza imporre loro la propria autorità.

Contro la società di massa fa parte dell'opuscolo Our Enemy Civilization.

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