mercoledì 5 settembre 2012

LA PAZZIA DELL'ASTRONAUTA


LA PAZZIA DELL'ASTRONAUTA 

Dobbiamo continuamente reiterare la banalità della disciplina civilizzata: le atrocità e le brutalità prese come capro espiatorio e spettacolarizzate sullo schermo sono solo dei punti di riferimento nel continuum dell'onnipresente azione disciplinare. La civiltà è disciplina; la nostra carcerazione è solo una questione di gradi.
Il continuum carcerario è il ventaglio variegato di luoghi controllati. In Sorvegliare e punire Foucault ha introdotto il termine "continuum carcerario" per collegare l'intera gamma di spazi istituzionali esistenti nella cultura industriale/capitalista. Il monastero, la scuola, l'esercito, la fabbrica e la prigione sono tutti utilizzati come esempi di spazi complementari che si influenzano a vicenda per lo sviluppo e l’esercizio della pratica disciplinare.
Tuttavia non solo gli spazi istituzionali ma anche l’assetto costruito della vita quotidiana sono territori controllati. Se respingiamo la nozione ridicola secondo cui le tecnologie sono politicamente neutrali, ne consegue che ogni elemento di un ambiente costruito è un’espressione di potere.
1) Le nostre aspettative sono formate da mitologie e fantasie, da immagini e ideali manipolati, ma anche da geografie manipolate, ovvero questi ambienti artificiali nei quali viviamo. Di fatto le tecniche sono speculari l'una all'altra, separate solo dal numero delle dimensioni. La città è la realtà virtuale originaria. Qualsiasi cosa artificiale, sia essa bi o tridimensionale, è un riflesso e un'incarnazione degli interessi di coloro che sono coinvolti nella sua costruzione. È inoltre un'espressione concreta della prospettiva inerente alle tecniche e alle tecnologie utilizzate per crearla. Questi valori vengono trasferiti a chi consuma questa struttura, agli abitanti di questo spazio creato. In questo modo un sistema di valori può replicarsi, almeno in parte, senza l’uso di una parola. Questo è uno dei motivi per cui le parole non saranno mai sufficienti per cambiare le menti.
Le manipolazioni dell'immagine e della geografia lavorano convergendo da opposti estremi del campo sociale; il nostro desiderio ardente di uno stato naturale dell’umanità (lavoro zero, economia del dono, stupore, intimità reciproca e con il mondo naturale) è dirottato verso il consumo tramite un "tracciato utopico" sempre vuoto e falso; la memoria della vita reale viene trasformata in un regno fatato e in mitologia, mentre le mitologie naturalizzate della vita artificiale trovano un’approvazione priva della coscienza delle loro contraddizioni interne; e attraverso tutto questo siamo circondati dall’artificio fisico che ci condiziona ad accettare la struttura come preesistente da sempre, inevitabile, fuori dal nostro controllo.
In altre parole, le manipolazioni dell'immagine impongono una percezione del naturale come artificiale, mentre le manipolazioni geografiche impongono un'esperienza dell’artificiale come naturale.
La perfezione delle forze tecniche che effettuano questa imposizione ha reso possibile l’espansione della disciplina dagli spazi istituzionali alle nostre "vite private", espansione mascherata da tempo libero e divertimento o da ambienti di vita politicamente neutrali. Il concetto di Foucault di continuum carcerario deve perciò essere esteso al di là dell'azione distinta ma simbiotica di capitale e Stato per includere anche il nostro tempo libero.
2) Con tutto il rispetto dovuto a George Clinton, è semplicemente troppo poco "liberare la tua mente" - non è detto che il tuo culo la seguirà. Un'ideologia liberatoria non dovrebbe essere confusa con la liberazione stessa: la liberazione è un processo fisico. Una persona liberata non è una che ha certe idee sul mondo, ma piuttosto una che è libera dagli atti di oppressione compiuti da altri e lei stessa non agisce in modo oppressivo. Un individuo non può essere liberato indipendentemente dalla sua posizione culturale e materiale. Testa e culo sono co-determinate e si determinano simultaneamente.
Se, come discusso sopra, le manipolazioni dell’ambiente influiscono sulle aspettative e sul comportamento, allora non saremo liberi finché la geografia costruita dalla nostra comunità non sarà espressione di una decisione che proviene dal consenso della comunità. Questo non vuol dire ovviamente che non deve esserci spazio per l'espressione individuale; ma significa semplicemente che nessuna manipolazione geografica dovrebbe essere imposta da un individuo a un altro contro la sua volontà, dato che tale imposizione diventa coercizione.
In effetti la Rivoluzione è un ciclo ruotante, un prodotto dell’interazione tra l'intenzione e la situazione (posizione, aspettative, comportamento). La situazione apre il varco a delle idee che servono come progetto per la creazione di situazioni che aprono la strada a delle idee. Non possiamo pianificare la rivoluzione a priori perché le motivazioni e i desideri cambiano come cambiano i paesaggi. La stasi, come l'uniformità, significa morte. Non dobbiamo temere né la pianificazione né l'azione; non possiamo trascurare né l’una né l'altra, malgrado il timore di scadere in un’ulteriore ideologia limitante.
Non abbiamo bisogno di convertirci: lasciamo le nostre parole e le nostre azioni a chi è già pronto. Non abbiamo soluzioni, solo gesta esemplari lontane dall'assenza, verso una presenza sempre crescente; dalla mediazione, dall'isolamento e dalla standardizzazione verso una vita reale.

Denmark Trace

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