mercoledì 19 settembre 2012

PREFAZIONE



PREFAZIONE 

tratto da "La setta rossa"

Esistono due tipi di anticomunismo: il borghese e l’anarchico.
Il primo è gretto, sciocco, reazionario. E’ un atteggiamento misoneista dettato dal bisogno di conservare, a qualunque costo, il timore di Dio e la prebenda del prete, la sottomissione del popolo e il privilegio del capitale. 
E’ un curioso miscuglio in cui si trovano riuniti gli elementi più disparati che vanno dal Sillabo ai principi massonici, dall’economia liberista al dirigismo di Saragat. E tutto questo non ha altra base che la paura la quale spinge ad accozzamenti impossibili, ad alleanze contro natura, nell’assillo di evitare la minaccia di un sovvertimento che, pur lasciando immutata la sostanza stessa della vita gregaria, realizzerebbe però il tanto malvisto cambio della guardia ai posti di comando ed agli scrigni di Pluto.
L’anticomunismo anarchico è, invece, ben diverso. E’ la espressione di un sentimento, fortemente individualista, che insorge contro le ipocrisie e le catene del mondo attuale ma, nel contempo, cerca impedire l’avvento di un futuro peggiore ed il rigido inquadramento degli uomini nella caserma burocratica-industriale della società staliniana. Per tale motivo l’anticomunismo anarchico è odiato da tutti e la pubblicazione di questo libro è stata, in vari modi, ostacolata da gente che, oggi, si professa ferocemente antibolscevica ma ieri, in un momento in cui gl’interessi, coincidevano, si è insediata al potere insieme ai servi del Kremlino. Da gente che, con Togliatti, si metterebbe ancora d’accordo ma a me non perdonerà mai la campagna, antiteologica e anticlericale, svolta in Italia negli anni 1945-47 e i successi riportati nei numerosi contradditori sostenuti con i grossi calibri della propaganda cattolica.
Cosi, per l’azione subdola di nemici potenti, nessun editore avrebbe osato mai pubblicare « La Setta Rossa » ed essa sarebbe rimasta, come manoscritto, sul mio tavolo, se un amico personale, l’architetto Vittorio Verrocchio, che non è anarchico ma ha cuore generoso e spirito libero ed originale, non mi avesse fornito i mezzi per fare stampare il libro. II quale, fortunatamente, appare in un istante in cui l’idra bolscevica diventa più insidiosa, più sottile, più penetrante e, quindi, maggiormente pericolosa.
Infatti la manovra distensiva iniziata da Malenkov, dopo la morte di Stalin, non si propone altro scopo che quello di evitare alla Russia il rischio di una guerra calda e disarmare, moralmente e materialmente, l’Occidente per poi poterlo più facilmente conquistare. Il successore del moderno Gengis-Khan è una volpe matricolata ma non dispone del prestigio che possedeva il defunto dittatore e, perciò, non può sentirsi sicuro d’essere seguito da tutti i comunisti del mondo nel caso probabile che la guerra fredda sbocchi in un conflitto armato. E per acquistare il tempo necessario a consolidare il suo potere nella repubblica sovietica e sugli Stati satelliti, egli abbandona la rigida e brutale politica staliniana e finge di volere allentare i freni nell’Oriente e di cercare i mezzi per giungere alla pacificazione con i governi d’oltre cortina. In tale modo spera ottenere alcuni anni di pace durante i quali accrescerà la sua autorità e si costituirà una potenza simile a quella del suo predecessore, mentre nell’Occidente si sgretolerà il blocco granitico che si stava formando contro la minaccia moscovita.
Infatti gli Stati del continente europeo che s’erano decisi ad unirsi e ad armarsi per difendersi dall’aggressione del panslavismo rosso, quando vedranno che il pericolo sfuma non rimarranno nel Patto Atlantico solo per servire gl’interessi dell’imperialismo conservatore, americano ed inglese. Ma. a poco per volta, si separeranno e smobiliteranno gli eserciti e le industrie belliche; i contrasti e le rivalità fra i capitalismi nazionali si manifesteranno nuovamente, con aumentato vigore, e metteranno i popoli l’uno contro l’altro in nome delle rivendicazioni che ciascuno avanza.
Intanto, nell’interno d’ogni paese, le quinte colonne comuniste intensificheranno il sabotaggio della produzione, gli scioperi e le agitazioni, lo sconvolgimento dell’economia, in modo da indebolire progressivamente la nazione. Le masse si infatueranno sempre più della Russia ed anche molti elementi della borghesia liberale la guarderanno con tenerezza quando essa non si presenterà con il volto della dittatura, tirannica e conquistatrice di Stalin, ma con l’aspetto della repubblica, democratica e pacifista, di Malenkov. 
E infine, una volta prodottasi la naturale maturazione, la Russia che, non ostante la commedia recitata, sarà rimasta dittatoriale all’interno e guerrafondaia all’esterno, si avventerà col suo formidabile esercito, continuamente rafforzato, sui nemici occidentali, divisi e discordi, e li abbatterà ad uno ad uno. Così in luogo del piano organizzato, per la distruzione del bolscevismo, dall’alta finanza americana e dai suoi alleati clerico-borghesi di Europa, si realizzerà il piano opposto, astutamente ideato ed attuato dalla volpe rossa che si è assisa sul trono imperiale di Stalin, avvelenando tempestivamente il rivale alla successione, Zdanov. Del resto che il comunismo rimanga sempre quello che era, è dimostrato dai recenti avvenimenti svoltisi nella Cecoslovacchia e nella Germania dell’Est. Nel primo di questi paesi una terribile reazione poliziesca si è scatenata contro i minatori che, spinti dalla disperazione, scioperavano per un miglioramento della loro precaria condizione, economica e politica. E, dopo pochi giorni, a Berlino la soldataglia russa ha sparato spietatamente sulle masse operaie che chiedevano pane e libertà. Questo è l’allentamento dei freni promesso dal signor Malenkov. E questo è il paradiso sovietico nel quale i proletari ricevono piombo nello stomaco.
Perciò, di fronte all’accresciuta minaccia del Leviathan bolscevico, io sono fiero di dare alle stampe questo libro che è per esso una sfida. E mi auguro che possa servire a spingere gli uomini liberi — se ancora ve ne sono — verso un atteggiamento di più decisa resistenza al totalitarismo rosso e ad ogni altra forma autoritaria, diversamente colorata ma ugualmente nociva per la scioltezza degl’individui e l’espansione della vita.


ENZO MARTUCCI
Pescara, luglio 1953

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