lunedì 22 luglio 2013

BREVIARIO DEL CAOS - sesta ed ultima parte




Il secolo vorrebbe scegliere tutto, ed è per questo che non abbiamo stile, il secolo vorrebbe capire tutto, ed è la ragione per cui non esce più dal labirinto, il secolo vorrebbe perfino umanizzare la massa di perdizione in quanto massa, ed è per questo che andiamo verso la carneficina planetaria. Vogliamo l'impossibile e tra poco non avremo neanche l'ombra del possibile, sbarcheremo sulla luna e quaggiù berremo le nostre deiezioni, domani i nostri figli mangeranno cose ritenute immonde, la vita che ci attende è talmente assurda e talmente orribile che i migliori preferiranno la morte e la follia e il caos all'ordine, un ordine per la morte seconda e la follia perpetua e il caos organizzato. L'ordine futuro sarà di gran lunga il più disumano che mai si sia visto, il più bravo a mentirci e il più infallibile nell'ingannarci, un mostro tiepido e metodicamente informe, misterioso e piatto, sfuggente e dispotico, che divora in continuazione senza cessare di essere inafferrabile. Il peggio è che, dopo averci illusi, non ci impedirà di andare in rovina, giacché se può abusale di noi, esso è altresì la debolezza stessa.

Non eviteremo gli abusi di tale ordine e l'ordine non ci eviterà il caos né la morte, questa è la logica della situazione, e noi avvertiamo che da cinquanta secoli vi eravamo destinati. I peggiori degli esseri umani sono ormai i più incuranti, lo stato delle cose permette loro di irridere i giusti e i santi come gli scienziati e i filosofi, i peggiori degli esseri umani trionfano incontrastati e probabilmente non hanno neppure torto, possono farsi beffe impunemente delle forme che si disgregano e dei valori che si deteriorano, in un disordine dilagante essi possono appoggiarsi all'ordine, possono ergersi al di sopra di tutto nell'ora in cui tutto minaccia di andare a fondo, possono andar fieri di aver scelto il volto buio e di morire vincitori dei giochi, avranno avuto la loro ricompensa. Non c'è più modo di difenderci da loro, essi seguono la corrente che porta al precipizio, e noi invece cerchiamo di risalirla, soli a remare contro il filo dell'acqua, soli a opporci all'ordine e soli a perseverare nel rifiuto di essere, di essere quaggiù strumenti dell'arrendevolezza in mezzo alla massa, vittima delle loro imposture.

Nessuno ci ha detto la verità, la verità non ha più difensori sulla Terra, è troppo difficile da capire, e coloro che la penetrano saranno sempre meno numerosi. Il nostro secolo ha visto la morte delle idee chiare e distinte, noi non ci intendiamo su nulla, a parte i sottintesi, le convenienze e gli interessi, in tutto il resto gli equivoci hanno campo libero. Non ci intendiamo su nulla e nemmeno crediamo più in nulla, per credere a qualcosa, ai giorni nostri, bisogna essere allucinati, tutti i nostri più alti ingegni sono divenuti tragici, ciò dimostra che non hanno più fede. La religione non è che un elemento dell'ordine e, quel che è peggio, di un ordine per il caos e per la morte, coloro che si sforzano di viverla saranno gli eretici di domani e domani l'eresia attesterà la fede ridivenuta sincera, da cento parti stiamo andando verso l'esplosione dei sistemi, poi andremo verso il brulicare delle sette, ma non saremo salvati dal fervore di qualcuno o dalla spontaneità di qualcun altro. E già troppo tardi, siamo entrati nel vortice, non sfuggiremo più a ciò che ci trascina, e sappiamo di essere condannati.

Quando ascolto i nostri sedicenti spirituali propinarci le loro banalità e quando vedo una folla, più di ruminanti che di uomini, prestare orecchio a quelle insulsaggini, mi rendo conto che stiamo diventando stupidi e che meritiamo la sorte a noi riservata. So che tutti questi ruminanti fanno il loro dovere di bestie, tirano l'aratro e montano, muggiscono e figliano, danno allo Stato il loro latte e talvolta la loro carne, ma vorrei che finalmente si decidessero a umanizzarsi e a chiedersi se quello che viene loro insegnato o predicato vale qualcosa. Come può essere che prestino fede, fosse pure solo per abitudine, a un tale cumulo di scempiaggini? Non provano vergogna a essere cosi, non si accorgono che si disonorano e che la cortesia in questo genere di cose altro non è che una dichiarazione di fallimento? Il conforto intellettuale che cercano è ormai introvabile e nessuna tradizione lo assicura loro, soltanto la stupidità è in grado di darcelo. E siamo caduti cosi in basso che i Capi di Stato, a corto di legittimità, sono costretti a mescolarsi con il gregge, recitando la commedia ai ruminanti che portano a pascolare?

Se la gente non sperasse più in nulla e non credesse a nulla, si rifiuterebbe subito di moltiplicare il suo seme, e i nostri problemi sarebbero risolti in una o due generazioni con lo spopolamento universale. Quello che qui affermo non sono il solo a sostenerlo, ma se ve ne sono altri che la pensano come me, quanti oserebbero scriverlo, o meglio: professarlo dall'alto di una cattedra, spingendosi al punto di gridarlo ai quattro venti? E quale governo tollererebbe un insegnamento di tal fatta? E quale religione simili omelie? Insistono a chiederci di sperare e di credere, dobbiamo sperare in qualsiasi cosa, pur di sperare, dobbiamo credere, magari a quel che vogliamo, pur di credere a qualcosa, siamo liberi di fare una scelta tra le fandonie di nostra convenienza, a patto che siano stupide. Ora, tutti i fini che si propone la speranza e lutti gli obiettivi che la fede si dà hanno in comune il fatto di esserlo, di essere immancabilmente stupidi, e oggi, per giunta, imperdonabili, giacché non possiamo restare imbecilli una generazione di più fra mezzi che sono diventati più liberi di noi.

Quando gli uomini si persuaderanno che i loro figli saranno più infelici di chi li ha generati e i figli dei loro figli ancora più infelici, quando si persuaderanno che non vi è più rimedio nell'universo, che la scienza non farà miracoli e che il Cielo è vuoto quanto le loro tasche, che tutti gli spirituali sotto degli impostori e tutti i governanti degli imbecilli, tutte le religioni sorpassate, tutte le politiche impotenti, allora si abbandoneranno alla disperazione e vegeteranno nella miscredenza, ma moriranno sterili. Ora, la sterilizzazione sembra essere una forma di salvezza, ma senza la disperazione e senza la miscredenza gli uomini non acconsentiranno mai a divenire sterili, e le donne ancora meno, è l'ottimismo a ucciderci, e l'ottimismo è il peccato per eccellenza. Il rifiuto di sperare e il rifiuto di credere portano immancabilmente con sé quello di generare, è una correlazione che ci si sforza di negare, e anche coloro che vorrebbero spopolare il mondo, prima che sia troppo tardi, non oseranno professare tale convenienza. Ecco perché nessuno agisce sulle cause, quand'anche deplorasse gii effetti che fatalmente comportano.

I popoli poveri continueranno a rimanere poveri e tutti gli appelli alla carità non li solleveranno più dalla miseria, i popoli sventurati sono abissi in cui si volatilizzano gli aiuti dei popoli ricchi, soltanto lo spopolamento - e poco importa con quali mezzi - li salverebbe dall'indigenza, ma il loro orgoglio nazionale vi si oppone, e bisogna anche aver riguardi per questa gente da nulla che, nel suo delirio, pensa di avere dei diritti, nonostante la sua impotenza. In verità, coloro che li incoraggiano a perseverare in tali illusioni, nel nome di una spiritualità fasulla, accrescono il disordine e preparano loro il futuro più orribile; sarebbe meglio insegnare loro fin d'ora che chi muore di fame sarà inchiodato alla miseria, e più presto di quanto non si pensi, poiché la buona volontà non può supplire alla mancanza di eccedenze, nemmeno nei paesi che consideriamo ancora ricchi, dico ancora perché la loro opulenza è alla mercé di una guerra. Dopo la guerra saremo tutti rovinati, e non possiamo evitare la guerra, perché l'ordine che salvaguardiamo si dissolverebbe completamente in una pace esiziale ai suoi imperativi come alla sua ragione d'essere.

Nessuna spiritualità prevarrà sulla biologia e sull'ecologia, tutti gli spirituali sono sorpassati, non vi è nessuna differenza tra maghi e preti, ci si rende altrettanto spregevoli a consultare gli uni quanto a rispettare gli altri. Le leggi della natura si fanno beffe tanto degli esorcismi quanto delle orazioni, e adesso che si impara a conoscerle meglio ci si macchia di una colpa a trasgredirle, e doppiamente se lo si fa per amore di esorcismi e orazioni. Il rifiuto di sacrificare agli dèi e di onorare i loro sacerdoti in verità non farà più morire nessuno, ma l'ignoranza dell'ecologia e il disprezzo della biologia preparano all'intera specie il futuro più tragico. Le nostre religioni sono pestilenze e i poteri che le appoggiano congiure di avvelenatori, la nostra spiritualità non è che masturbazione delle facoltà mentali, ormai abbiamo bisogno di tutte le nostre risorse se vogliamo ripensare il mondo, un mondo in cui l'uomo è l'unico padrone della vita e della morte, l'unico, si badi bene, perché l'alibi metafisico viene ormai definitivamente a cadere, e non possiamo nasconderci dietro la nostra impotenza.

Per quanto tempo ancora potremo ingannarci? Tutti i termini sono giunti alla scadenza, il numero degli esseri umani si gonfia come un mare in cui stia per scatenarsi la tempesta, il suolo esaurito scoraggia i nostri sforzi, l'acqua mancherà dappertutto e l'aria già scarseggia, i cibi hanno sempre meno consistenza e i rifiuti ingombrano l'ecumene avvelenando ogni cosa. L'ora della verità non sarà anche quella della nostra agonia? Che cosa opporremo alla nostra morte? Le ordinanze dei nostri Capi di Stato oppure le preghiere dei nostri spirituali? A che cosa ci servono questi parassiti e questi l'autori di disordine? Gli uni ci portano alla dissoluzione, gii altri li benedicono esortandoci e li esortano benedicendoci, stiamo andando verso il caos con passo eguale, il cuore pieno di speranza, sognando il Paese della Cuccagna, la cui scienza gratificherà i nostri trenta miliardi di figli e di nipoti, nell'ora in cui le cento nazioni formeranno ormai un unico popolo, e le tre razze ne costituiranno una sola. Per quanto tempo ancora potremo ingannarci, sperando che avvenga l'impossibile, ad onta della nostra evidenza? Giacché l'uomo non sarà superato, qualunque cosa accada.

Siamo già troppo numerosi, e siccome i miracoli non sono nell'ordine delle cose, non si potrà mai dare ai sette miliardi di uomini che forse saremo nel DUEMILA ciò che attualmente non assicuriamo alla metà: l'idea pare chiara e distinta, ma al giorno d'oggi le idee chiare e distinte non usano più, lo spirito europeo ha perduto l'incisività insieme con la coerenza, ha dimostrato di non essere all'altezza delle sue opere comunicandole al resto degli esseri umani. Gli Africani e gli Asiatici non attribuiscono lo stesso significato alle parole che mutuano da noi, e la loro vendetta consiste nel farci dubitare di noi stessi, servendosi dei nostri vocabolari. L'Europa è ricca e debole, la Storia ci insegna che il dovere del ricco è quello di essere più forte del povero o di aspettarsi il peggio. Eppure i nostri spirituali e i nostri intellettuali provano un senso di colpa così forte da farli perseverare nell'errore, che li inebria perché è generoso, essi temono di incorrere nel Razzismo, in caso di disinganno. Sono persuaso che ci disinganneremo troppo tardi, e che il Razzismo ha un avvenire.

Non eviteremo né la Fame né il Razzismo, chi sostiene il contrario nega l'evidenza o cerca di fuorviarci. Non ne voglio all'uomo qualunque, che è sempre più indifferente e si ritiene soddisfatto, dal momento che l'industrializzazione gli procura le apparenze della felicità, foss'anche provvisoria. Non ne voglio all'uomo qualunque, questo sventurato per missione che si sveglierà soltanto nel pieno dell'incubo, il mio libro non si rivolge a lui: parlo ai giovani, che nelle università insorgono contro la morale e l'ordine, questi giovani fanno paura a troppa gente, e sappiamo che se scoppierà una guerra moriranno per primi. Parlo a queste vittime rituali, che l'ordine per la morte finisce con l'immolare, immolare in nome della morale, una morale che il sacrificio informa e il sangue ritempra, li illumino sul perché della loro insurrezione e anche li giustifico, anzi li approvo, e tuttavia, in ultima analisi, consiglio loro di obbedire, giacché non basta aver ragione, ragione per tutti i tempi a venire, bisogna anche sopravvivere al presente e durare fino al momento in cui abbia inizio il futuro.

Non è bene aver ragione troppo presto nell'universo in cui non siamo ancora contemporanei gli uni degli altri, non è bene aver ragione troppo presto e di conseguenza morire nell'ignominia. Gli Africani e gli Asiatici hanno scoperto il Nazionalismo, e non sono estranei al Razzismo, quella gente segue le nostre orme, e se aspettiamo che si disingannino, diventeremo loro servi o loro vittime, le nostre donne saranno le loro prostitute e i nostri beni il loro bottino. Non ci perdoneranno di averli umiliati senza poi sterminarli, non ci perdoneranno di averli costretti ad abdicare nella speranza di vincerci, ci vinceranno, se avremo ragione troppo presto, essi si giovano tanto dei nostri spirituali, all'ombra dell'ecumenismo, quanto dei nostri intellettuali, sotto il manto dell'obiettività: siamo perduti, se cadiamo nella trappola. Parliamo di fraternità e dimentichiamo che di fronte a noi abbiamo dei mendicanti e dei vendicatori, brutti, malsani, viziosi, crudeli e dispotici, più cattivi dei peggiori di noi e più bugiardi dei nostri sofisti più incalliti.

E perciò l'ordine, che aborriamo, e la morale, che disprezziamo, l'ordine sorpassato e la morale inaccettabile, che non abbiamo ancora saputo sostituire - né l'uno né l'altra -, noi li difenderemo, ahimè!, con le armi in pugno, giacché chi ci sta di fronte si prepara ad attaccarci, in nome della morale indifendibile e sotto il vessillo dell'ordine condannato. Domando io: che cosa opporremo a questi Barbari? La tolleranza e il lassismo? Ci schiaccerebbero, irridendoci. E se andremo incontro ai loro eserciti, adorni di bori e a mani nude, predicando loro la pace, faranno come i Mongoli nel Medioevo, quando trentamila pellegrini buddhisti disarmati si offrirono ai loro colpi, nella speranza di intenerire i loro cuori: li sterminarono tutti, dopo un attimo di sorpresa. E qualora mi si dicesse che i Mongoli sono diventati buddhisti, replicherei che i pellegrini sono morti. Poiché dobbiamo morire, evitiamo almeno di porgere la gola e di morire vittime dei nostri sentimenti, dimostriamo invece ai nostri avversari che il nostro valore è pari al loro, e trattiamoli come ci tratterebbero loro una volta vinti.

Non ci intenderemo su niente, perché ci verrà a mancare tutto, non eviteremo né la Fame né il Razzismo e non potremo sottrarci all'una se non abbandonandoci all'altro, un giorno diventeremo Razzisti per poter mangiare, saremo uomini bisognosi nel senso peggiore del termine, saremo Materialisti e Razzisti, i due princìpi si uniranno, come si uniscono oggi il Nazionalismo e il Socialismo. Giacché ora le idee giocano con gli uomini, ormai rincretiniti, gli uomini credono di scegliere, e ciò che hanno scelto li ha prevenuti, ormai i popoli non sono altro che trastulli delle loro idee e oggetti dei loro mezzi, mai sono apparsi più schiavi, mai tanto posseduti e tanto alienati, e i cinici incalliti che li guidano non sono meno idioti di quei ruminanti dei loro sudditi. Nessuno vede chiaro, perché non ci sono più idee chiare e distinte, stiamo andando verso la catastrofe, a cui tutte le strade ci conducono, oggi siamo sempre più stanchi di paradossi, cerchiamo Va semplicità, la troveremo solo nella morte, ed è per questo che domani la morte non farà indietreggiare nessuno.

I nostri padroni sono o burloni o sofisti, sono o esorcisti o ipnotizzatori, cercano di guadagnar tempo sul caos e sulla morte, ma non possono più impedire l'irreparabile, e noi andiamo dritti alla catastrofe. Le idee più micidiali ci attendono al varco e non saremo più in grado di eluderle quando il bisogno ci afferrerà alla gola, per tramutarci in belve; ci avviciniamo al ciglio fatale, e non appena saremo a confronto con esso rinunceremo a tutte le nostre illusioni umanitarie e scaraventeremo i nostri avversari nel precipizio. Denominatore comune dei politici futuri sarà lo sterminio, al quale contribuirà anche la natura, aggiungendo la sua furia alla nostra. La fine del secolo vedrà il Trionfo della morte, il mondo oberato di uomini si scaricherà di dosso il peso dei viventi in soprannumero, non rimarrà isola che possa offrire ricetto ai potenti per sottrarli all'infèrno generale che ci preparano, e lo spettacolo della loro agonia sarà la consolazione dei popoli che essi hanno traviato. L'ordine futuro sarà il legatario universale dei nostri fallimenti e i profeti, in mezzo alle nostre rovine, raduneranno i superstiti.

Tutto quello che ci sta accadendo era previsto da lunga data, e coloro che conoscevano la Tradizione sapevano che il mondo era condannato, ma non trovavano orecchi disposti ad ascoltarli. Il cuore dell'uomo non è cambiato, il cuore dell'uomo è simile al mare profondò e tenebroso, i mutamenti hanno luogo soltanto in superficie, dove la nostra sensibilità riflette la luce, ma quando scendiamo ritroviamo ciò che fu e sarà: la filosofia vi si addentra appena, e soltanto la teologia ha le chiavi dell'abisso. La nostra teologia è stata l'aberrazione per eccellenza, e noi ne espiamo i crimini e gli errori: aveva ricusato la natura e la natura si è vendicata, noi siamo antifisici e le nostre religioni cosiddette rivelate non hanno saputo far altro che costruire la tomba della specie. La follia della croce è ora quella dell'uomo, la voluttà del sacrificio è l'ultima all'altezza delle nostre opere, la passione per la morte sarà la consumazione delle nostre idee. Nel caos in cui sprofondiamo vi è più logica che nell'ordine, l'ordine di morte in cui ci siamo mantenuti per tanti secoli e che si disgrega sotto i nostri passi automatici.

Noi entriamo nella notte, dove tutto si disgrega, e ormai non possiamo più guardare indietro, dove le luci stanno spegnendosi del tutto, siamo soli con le nostre idee e le nostre opere, in balìa della loro comune dismisura. Eppure bisogna andare avanti, non è in nostro potere fermarci, abbiamo smarrito il cammino, e quando indugiamo è il cammino a trascinarci. In verità, siamo giustamente puniti per non aver ripensato il mondo, il mondo ci sfugge nel momento in cui lo umanizziamo, ci sfugge perché non vediamo chiaro in noi stessi, e non vogliamo veder chiaro per paura di dover profanare quello che ancora riveriamo. La profanazione ci avrebbe salvati, il coraggio intellettuale avrebbe contrastato la fatalità, divenuta la nostra quintessenza: gli Anarchici e i Nichilisti volevano lare tabula rasa e il futuro darà loro ragione, ma l'ordine li schiaccia e li schiaccerà, finché permane, quell'ordine che ci protegge e ci proteggerà dalla sovversione, non già dal caos e dalla morte, verso i quali ci ingiunge di marciare serrando i ranghi, gli uni contro gli altri, a passo di carica, nella notte che presto macchieremo di sangue.

I giovani non possono più salvare il mondo, il mondo non può più essere salvato, l'idea di salvezza è semplicemente un'idea sbagliata, e noi dobbiamo pagare i nostri innumerevoli errori, è troppo tardi per riparare ad alcunché, il tempo delle riparazioni è scaduto e quello delle riforme è finito. I più fortunati moriranno combattendo e i più miserabili stipati negli scantinati o accoppiandosi tra le fiamme, per ingannare l'agonia con l'orgasmo. Il mondo sarà un grido di dolore e di estasi, in cui gli uomini più puri non avranno altra risorsa che ammazzarsi l'un l'altro per non dover disprezzare se stessi. La scelta dell'agonia sarà l'ultima a noi rimasta, e ciò sarà prima di quanto non si pensi, dall'oggi al domani saremo scaraventati nel precipizio e lì ci sveglieremo, non fosse che per il tempo di sentire che stiamo spirando. Allora rivedremo ciò che videro i Conquistatori del Nuovo Mondo, dove, al loro avvicinarsi, intere tribù si gettavano dalla cima della loro montagna unicamente per prevenire l'orrore inevitabile, ingannando la morte con la morte stessa.

Beati i morti! E tre volte miseri coloro che, in preda alla follia, generano! Beati i casti! Beati gli sterili! Beati anche coloro che preferiscono la lussuria alla fecondità! Oggi gli Onanisti e i Sodomiti sono meno colpevoli dei padri e delle madri di famiglia, perché i primi distruggeranno se stessi e i secondi distruggeranno il mondo, a forza di moltiplicare le bocche inutili. Vergogna agli spirituali, che ci obbligano a riverirli e ci insegnano a sragionare! Saremmo meno miserabili e meno ridicoli se non ci fossero loro, quei predicatori di fumo e quei consolatori da strapazzo, essi non ci servono più a nulla, dopo essere serviti soltanto a ingannarci su di noi, su di loro e sulla nostra evidenza. Si puniscono i falsari e poi si dovrebbero risparmiare coloro che non vivono se non accreditando idee false? La tolleranza è raggiro e il rispetto soltanto delirio, lo abbiamo capito pagando di persona e faremo pagare altri a nostra volta, prima di sprofondare nella fornace manderemo coloro che ci portano alla morte a spianarci la strada che non ci evitano, poi sarà la dissoluzione.

Albert Caraco

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