venerdì 2 agosto 2013

MANIFESTO



Sembra che all'estero esista l'impressione che io sia impegnato nella formazione di comunità. Questo è una grande inesattezza, a cui mi sento obbligato di rispondere.

Tutti quelli che hanno ascoltato o letto qualcosa di mio sopra questa materia, sanno che uno dei punti principali sui quali ho sempre insistito dice che la formazione di società o di qualsiasi altra classe di combinazioni artificiali È il primo, più grande e fatale errore commesso dai riformatori e legislatori. Ogni comunità richiede l'abdicazione della naturale sovranità dell'INDIVIDUO sopra la propria persona, tempo, proprietà e responsabilità, a favore del governo della combinazione. Questo tende a prostrare l'individuo trasformandolo in un semplice strumento; coinvolgendo altri nella responsabilità dei suoi atti e responsabilizzandolo, a sua volta, delle azioni e dei sentimenti dei suoi associati; in questo modo agisce irresponsabilmente sui propri interessi, senza possedere alcuna certezza sull'esito delle proprie azioni e quasi senza una testa che osi usare per conto proprio e che, di conseguenza, non arriva mai a conoscere i grandi propositi per i quali la comunità è stata fondata.

Per lo meno alcuni di quelli che hanno assistito alle nostre riunioni pubbliche sanno che il COMMERCIO EQUO si fonda su un principio esattamente opposto a quello della combinazione, principio che possiamo chiamare di individualità. Questo principio lascia ognuno in possesso della sovranità naturale sulla propria persona, tempo, proprietà e responsabilità; e non richiede l'abbandono di nessuna “porzione” della propria libertà naturale unendosi a qualche società; e neanche si chiede di farsi carico delle azioni o dei sentimenti di altri. Nemmeno esiste alcuna clausula secondo la quale la società possa esercitare alcuna classe di governo sulla persona, sul tempo, le proprietà o le responsabilità di un solo individuo.

Le combinazioni, come tutte le istituzioni costruite in base ad esse, sono invenzioni dell'uomo e, di conseguenza, condividono la limitata visione umana ed altre imperfezioni; il COMMERCIO EQUO, al contrario, è uno sviluppo di principi che, sebbene nuovi per il pubblico, sono vecchi tanto quanto la creazione.

Tali incomprensioni sono molto naturali; perchè  tutti gli intenti di riforma radicale conosciuti fino ad ora si basarono nelle comunità; il fallimento di questi progetti ha distrutto ogni speranza, e il pubblico, non essendo informato dell'esistenza di una reale alternativa, conclude che la nostra è una proposta dello stesso genere e come tale destinata a fallire. Io rispetto il loro giudizio e credo, con essi, che qualsiasi sforzo per migliorare la condizione sociale con la formazione di comunità o di qualunque combinazione artificiale (per quanto possa essere ingegnoso il suo disegno, le buone intenzioni che animano i suoi promotori e l'onestà con cui possa essere diretto il progetto) non porterà gli esiti sperati e deluderà tutti quelli che vi siano impegnati.

Il fallimento dell'esperimento comunitario di New Armony durante il periodo che va dal 1825 al 1827 mi convinse che il principio di combinazione non funziona più in là di grandi obbiettivi generali. Al contrario, dopo un'intima e rigorosa ricerca, arrivai alla conclusione che il principio opposto, quello d'individualità e il processo di DISCONNESSIONE conteneva la chiave maestra e tutto il potere di rigenerazione e redenzione in grado di risolvere i grandi problemi sociali; infatti, la nostra proposta promette tanto da risultare ingenua, le aspettative sembrano smisurate; tanto che il suo scopritore (se così possiamo chiamarlo) non osò comunicarlo ai suoi conoscenti più intimi per paura di essere considerato un pazzo. Di conseguenza, la strada che gli restava era di dimostrare tutto ciò nella PRATICA, prima di comunicarlo al pubblico.

Un percorso completamente nuovo di ricerche e di esperimenti era cominciato; il primo dei quali fu la “banca del tempo”, aperta a Cincinnatti nel maggio del 1827. Quest esperimento, che durò tre anni, aveva come oggetto l'applicazione del commercio equo nella vita quotidiana e fino ad ora è stato impiegato (dove le circostanze lo hanno permesso) nello sviluppo delle nostre idee o nella loro preparazione.

Sono stati applicati nella cura e nell'educazione dei bambini, e ci mostreranno gli errori e le cause dei fallimenti in un tema così importante.

Questi principi sono stati applicati nell'acquisto e nella vendita di terreni e di quasi tutti gli altri tipi di proprietà, così come nello scambio di tutti i tipi di servizi, il che include il lavoro di commercianti, avvocati, medici, albergatori, ecc., in ogni momento la sovranità dell'individuo fu strettamente preservata e rispettata. Nessuna legislazione, di qualsiasi tipo, invase la sfera individuale e fu questo rispetto dell'individualità che attrasse centinaia di persone nella banca del tempo, la maggior parte delle quali non comprendeva molto dei suoi principi o obiettivi; essi comprendevano, tuttavia, che era loro interesse partecipare all'esperimento, dimostrando così che gli affari comunitari funzionano secondo un processo naturale e irresistibile; senza combinazione, senzaorganizzazione, senza leggi, senza governo, senza la rinuncia di qualsiasi “porzione”della libertà naturale dell'individuo; dimostrando anche che la riforma non ha bisogno di aspettare che il mondo sia stato educato, ma che la pratica costituisce un processo di rieducazione che non può essere giudicato fino a che non vi si partecipa e che, precisamente, è il teorico che rimane indietro nel suo apprendimento.

Allo stesso modo, durante tutti gli esperimenti, l'iniziativa individuale è stata così sincera che le centinaia di persone che hanno preso parte in essi non possono essere, in nessun caso, identificate come membri di una setta, partito o società; il pubblico, in generale, ce lo riconosce, eccetto quelli che scelgono di identificarsi con quei principi.

L'opinione pubblica è il vero governo del mondo. La stampa è alla base di questo potere; di conseguenza, per diffondere le idee è necessaria la semplificazione della stampa e dei mezzi tipografici, tali da essere introdotti nelle case e usate da chiunque desideri farlo, di qualunque sesso; in questo modo la diffusione della vera riforma sarebbe indipendente dalla stampa comune, i cui amministratori sono, generalmente, troppo assorti o interessati in altri argomenti, troppo influenzati dall'opinione pubblica o troppo superficiali per pensare di fare giustizia in un campo che ancora si trova ai suoi inizi.

Gli esperimenti e i tentativi sono conclusi e i risultati, che sono registrati nella testimonianza di chi vi partecipò, diventano ora il fondamento pratico delle realizzazioni in questo campo. Quelli che desiderano maggiori informazioni possono ottenerle nelle riunioni pubbliche o leggendo la GAZZETTA DEL COMMERCIO EQUO, che sarà pubblicata con questo scopo. Di seguito ci sono alcune delle principali caratteristiche del COMMERCIO EQUO.

Si stabilirà un principio di commercio equo e stabile che porrà fine a tutte le attuali fluttuazioni dei prezzi e, conseguentemente, all'insicurezza e alla rovina che queste fluttuazioni creano, rialzando quelle persone che si sono rovinate.

Tende a mettere fine a tutti i tipi di speculazione.

Ha un sonoro e razionale mezzo di scambio, una reale e definita rappresentazione della ricchezza. È basato esclusivamente sul lavoro come unico capitale legittimo. Un mezzo di scambio che possiede una tendenza naturale a diminuire il valore e l'uso del denaro, fino a liquidarlo; e di conseguenza, ad eliminare tutti i tipi di truffa, iniquità, crudeltà, corruzione e imposizione che si sono costruiti su di esso.

A essere il mezzo di scambio emesso solo da quelli che lavorano, metterà nelle mani dei lavoratori il potere e la ricchezza, mentre quelli che non lavorano, sebbene ora siano ricchi, diventeranno poveri e senza potere.

Permette che lavorino tutti quelli che lo desiderino, assecondando la naturale tendenza che mantiene l'offerta in equilibrio con la domanda.

Risolve l'enorme e difficile problema della macchina contro il lavoro. In questo modo, nella stessa proporzione che la macchina toglie lavoro agli operai, lavora anche perconto loro; inoltre, lascia sempre aperta la possibilità a un nuovo impiego e, come commercio equo, abolisce i guadagni misteriosi; lascia da parte le forme di apprendimento rutinarie e sviluppa nuove forme di conoscenza, alla portata di tutti quelli che lo desiderano.

Il bisogno di ognuno di pagare con il proprio lavoro per quello che consuma permette l'unico e legittimo controllo sul lusso eccessivo, che ha così spesso rovinato individui, stati e imperii; e che ci sta portando alla quasi universale rovina.

Il commercio equo non arreda nessun ufficio all'ambizioso, nè offre alcuna opportunità a quelli che desiderano elevarsi al di sopra delle persone o delle proprietà altrui; di conseguenza, non offre nessuna tentazione per questo tipo di gente ed essi non saranno tra i primi ad adottare il COMMERCIO EQUO. Questo riguarda, prima di tutto, la maggioranza oppressa, gli umili, gli emarginati, e sarà adottato prima da essi e da quelli che non hanno nessun desiderio di vivere a spese degli altri, così come per tutti quelli, ricchi e poveri, le cui superiori qualità morali ed intellettuali gli permettano di apprezzare alcune delle ineffabili benedizioni derivanti da tale stato dell'esistenza umana.

Queste sono alcune delle principali caratteristiche del COMMERCIO EQUO; e il lettore noterà che  sono peculiarità che una rivoluzione grande e redentrice deve possedere; però sono così straordinarie, così fuori dal corso comune e corrente delle cose che la nostra proposta sarà denunciata da alcuni come visionaria e impraticabile. Sono preparato a tutto questo e sono preparato a dimostrare che le applicazioni di questi principi SI SONO GIA REALIZZATE; e hanno dimostrato la propria praticabilità al di là di tutte le possibili contraddizioni; Per provare tutto ciò, dichiaro che è assolutamente fattibile per qualsiasi persona incominciare a godere fin da ora dei suoi primi vantaggi, per liberarsi gradualmente dalla schiacciante iniquità e sofferenza della (come viene chiamata) società civilizzata; e tutto questo senza unirsi a nessuna società, nè cedendo “parte” della naturale e “inalienabile” sovranità sulla propria persona, tempo e proprietà e senza diventare, in nessun modo, responsabile delle azioni e dei sentimenti di altre persone con le quali si abbiano realizzato accordi commerciali.

Josiah Warren, New Armony, 27 novembre 1841


Uno dei sentimenti più condivisi della nostra epoca riguarda l'esistenza di un male profondo e radicale, che i legislatori si sono dimostrati incapaci di scoprire ponendovi rimedio.

Con tutta la deferenza dovuta ai giudizi altrui, io mi sono dedicato a segnalare quello che sembra costituire questo male e i suoi rimedi naturali, legittimi ed efficaci; e continuerò a farlo ovunque questa materia riceva l'attenzione e il rispetto che la sua indubitabile importanza gli conferisce; ho aspettato che qualche persona capace di ragionamento logico si dedicasse a investigare la materia osservando se poteva trovare un valido motivo per opporsi al COMMERCIO EQUO; e voglio segnalare, a questo proposito, l'assoluta stupidità e sorprendente debolezza di qualsiasi obiezione a questo proposito. Le obiezioni, per essere tenute in considerazione, devono limitarsi all'oggetto della questione e alle sue tendenze naturali: DISCONNESSE da tutte le considerazioni meramente personali.

Io rifiuto tutte le polemiche rumorose, prolisse, confuse e personali. Questa materia si presta a studi sereni e ricerche oneste; e, dopo essere stata esposta (come io penso fare) davanti al pubblico, dovrà essere valutata da ogni individuo secondo la sua particolare capacità di comprensione, senza  realizzare nessun tipo di violenza, restrizione o coazione verso di esso. (Josiah Warren)

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