lunedì 9 settembre 2013

MEFISTOFELE




Il mio mefistofele ride, contorce il suo fallo e lo masturba in un' eco di gemiti e risate... Lo sento... non ride di me. No! E so che non lo farà, anche se desidera farlo, oh come vorrebbe! Ride della decadenza di quattro ciarlatani che si affannano e si accalcano nel teatro dell'umanità. Porgo l'orecchio sul portone del mio inferno, è rovente, è scaldato dal respiro mai stanco del cane a tre teste gravido di passione, ma sento attorno il freddo intenso del silenzio di morte. Sento ancora ridere e ansimare. Il Demone non trova riposo e mi lancia una sfida. “Tu, uomo che sei stanco! Perché per arrivare fin qua giù nell'atrio oscuro che precede il tuo abisso avrai certamente camminato molto e ne avrai sentite di tutti i colori? O sbaglio? lissù...” Il demone masticava il suo stesso sperma mentre parlava godendo della provocazione - ”Arriva al dunque o' Demone” - rispondo per tagliar corto - ”Tu mi hai chiamato, bè? Parla senza enigmi, tu mi conosci e sai dove posso arrivare se perdo la pazienza...” 

”Piano, Piano! Fra egoisti ci si intende, non ti scaldare che qui fa già molto caldo di per sé... non senti caldo anche tu?” - non rispondo - ”Oh! Maledetto questo Egoista! mi piaci...” – ride - ”ti propongo un gioco che può sembrar a prima vista cosa assai seria” - ride ancora - ”sai scalare le montagne?” - non rispondo - ”bè, fà niente,ti do’ l'opportunità di arrampicarti sul vertice del mondo materiale e degli spiriti... ci stai?” -trattiene a stento un singhiozzo di risa - ”Non mi interessa!” - Rispondo accarezzando il cerbero che dopo avermi notato da buon guardiano si era interessato alla mia presenza che avvicinatosi poi per leccare il fango attaccato ai miei piedi rimase lì ad ascoltare la conversazione. 
”Egoista! ascoltami!” - gridò Mefistofele come per farsi sentire a tutte le orecchie, anche di quelli lissù - ”Tu, egoista caro mi hai frainteso... ti do l'opportunità di deridere l'Umanità e i loro Idoli, di ridere di tutto e di tutti...” - il cerbero intanto aveva quasi del tutto leccato e divorato il fango dai miei piedi - ”...uniamo le nostre forze, una unione fra egoisti, tanto che male c'è?” ”Male? e tu cosa ne sai del Bene e del Male? Maledetto demone e pure pensa, stavo per cedere alle tue lusinghe...” - vengo interrotto dalle risa e dall'incessante rumore dello sfregar delle mani sul fallo nodoso del demone - ”...Osi ridere di me? Ti avverto demone un giorno riderò Io di Te!” - gridai con tutto quello che era nelle mie forze un urlo che seguì dà un salto del cerbero che aveva oramai finito il suo pasto a base di fango - ”Ecce ego!” - proruppe il cane degli inferi come verosimilmente sazio del fango della società calpestata.

Il mio Io era pronto per il Vertice. Il mio Io era pronto per il Vertice. 

Certo dell'illusione che tre infernali fauci ingozzarsi osservo da un angolo. Nego al futuro la fiducia del nulla la passione di cui mi angustio e mi consolo dal mio abisso con ferocia. Sferrai un pugno,un colpo al portone degli inferi e promisi al mefistofele di più di quello che mi fosse stato chiesto . ”Ti porterò la testa di tutti i governanti e dei sudditi, farò piazza pulita degli insetti morali e dell'etica che mai sazi mangiano i vivi da dentro! E sentirai dal tuo (ancora per poco, perché sarà mio!) Abisso la più scrosciante delle risate che mai nel passato fino ad oggi è stata udita, e che non troverà eguali fino alla fine dei tempi, dal Vertice...”! 
Maurizio De Mone


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