lunedì 30 dicembre 2013

DELLA SAGGEZZA UMANA



Non l'altezza: ma la china è terribile!
La china ove lo sguardo precipita nel vuoto, e la mano s'aggrappa all'alto. Allora il cuore prova la vertigine della sua duplice volontà.
Ahimè, amici miei, indovinate voi bene la duplice volontà del mio cuore?
Questa, questa è la mia china e il mio pericolo, che il mio sguardo si volga alla sommità mentre la mia mano vorrebbe sostenersi – nell'abisso!
La mia volontà s'aggrappa all'uomo, con catena m'allaccio all'uomo, perchè sono attirato verso l'alto, verso il superuomo: giacchè è là che tende l'altra mia volontà.
E per questo io vivo quale cieco tra gli uomini, come se non li conoscessi: affinchè la mia mano non perda interamente la sua fede in ciò ch'è saldo.
Io non vi conosco, o uomini; questa tenebra e questo conforto si distendono spesso sopra di me.
Seggo sotto il portico alla mercè d'ogni ribaldo e chiedo: chi vuol ingannarmi?
Questa è la mia prima prudenza umana, lasciarmi ingannare per non dover stare in guardia contro gl'ingannatori.
Ah, se mi mettessi in guardia contro gli uomini, come potrebbe esser l'uomo un'ancora per il mio pallone?
Troppo facilmente esso mi trascinerebbe in alto e lontano!
Questa provvidenza vigila contro il mio fato, che io debba essere senza cautele.
Chi non vuol morire di sete tra gli uomini deve imparare a bere in tutti i bicchieri: e chi desidera rimaner puro tra gli uomini, deve imparare a lavar sè stesso anche con l'acqua sporca.
E così parlai sovente a me stesso per confortarmi:
«Ebbene! Su! Mio vecchio cuore! Ti fallì una sventura: godi di ciò come della tua – fortuna!».
Ma questa è la mia seconda prudenza umana: io risparmio i vanitosi più degli orgogliosi.
Non è forse la vanità ferita madre d'ogni tragedia? Ma dall'orgoglio ferito, nasce sempre qualcosa ch'è migliore dello stesso orgoglio.
Affinchè la vita sia buona a contemplarsi, dev'essere rappresentata bene: ma si richiedono a ciò buoni attori.
Buoni attori trovai tutti i vanitosi: essi recitano e vogliono che li si ammiri, – tutto il loro spirito è in questa volontà.
Essi rappresentano sè stessi, inventano sè stessi; vicino a loro mi piace guardare la vita, – ciò guarisce la malinconia.
Per questo io risparmio i vanitosi, perchè essi sono i medici della mia malinconia, e mi tengono avvinto all'uomo come ad uno spettacolo.
E poi: chi può misurare al vanitoso tutta la profondità della sua modestia? Io provo per lui benevolenza e compassione a causa della modestia.
Da voi egli vuole la fede in sè stesso; egli si nutre dei vostri sguardi, mangia la lode dalle vostre mani.
Egli crede pure alle vostre bugie, purchè sappiate mentir bene: giacchè nell'intimo del suo cuore egli sospira: «che sono io?».
E la vera virtù è quella che ignora sè stessa; ebbene il vanitoso ignora la propria modestia!
Ma questa è la mia terza prudenza umana, non permettere che la vista dei cattivi mi sia fatta sgradevole dalla vostra paura.
Io sono beato nel vedere i prodigi che fa schiudere il sole ardente: tigri e palme e serpenti a sonagli.
Anche tra gli uomini v'ha una bella razza covata dall'ardore del sole e molte cose mirabili nei malvagi.
Ma come i vostri più savi non mi sembrano poi tanto savi: così trovai anche l'umana perversità minore della sua fama.
E spesso mi chiesi scuotendo il capo: Perchè far tintinnare ancora il vostro sonaglio, o serpenti?
In verità, anche per il malvagio v'è un avvenire! E la più ardente plaga meridionale non fu ancora scoperta dall'uomo.
Quante cose sembrano ora il colmo della perversità, che però non misurano più di dodici piedi e di tre mesi!
Ma appariranno un giorno, nel mondo, draghi assai più grandi.
Perchè al superuomo non manchi il suo drago, il superdrago degno di lui: bisogna che molto ardente sole riscaldi ancora l'umida foresta vergine!
È necessario che prima i vostri gatti selvaggi siano divenuti tigri, e i vostri velenosi rospi coccodrilli: affinchè il buon cacciatore abbia una buona caccia!
E in verità, o buoni e giusti! Molte cose in voi sono degne di riso, e soprattutto il vostro timore di ciò che finora si chiamò il «demonio!».
Siete così stranieri a quanto è grande, con l'anima vostra, che il superuomo v'apparirebbe terribile nella sua bontà!
E voi, savi e dotti, voi fuggireste dall'ardente sole della sapienza, dove il superuomo bagna giocondo la sua nudità!
O voi sommi uomini, che incontrò il mio sguardo!
Ecco il mio dubbio e il mio segreto riso sopra di voi: io indovino che il mio superuomo – lo chiamereste demonio!
Ah, divenni stanco di questi sommi, di questi ottimi: la loro «altezza» m'ispira il desiderio di salire più in alto, fuori, lontano, verso il superuomo!
M'assalì un terrore, quando vidi quegli ottimi, nudi: e mi crebbero allora le ali per volare lontano nei remoti futuri.
Nei remoti futuri, in meriggi più ardenti di quelli sognati dagli artisti: laggiù dove gli dèi si vergognano delle loro vesti!
Ma voglio vedervi travestiti, o miei vicini e compagni: e ben adornati, e vani e dignitosi come «i buoni ed i giusti».
E verrò pur io a sedere travestito in mezzo a voi – per potermi ingannare sul conto mio e sul vostro: giacchè questa è l'ultima mia prudenza umana.

Così parlò Zarathustra.

F. Nietzsche

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